— 59 — deranno uno sviluppo anche più intenso e più rapido, a danno, naturalmente, degli altri paesi d'esportazione, compresa, e non per ultima, l'Italia. Vi è in Svizzera tutta una categoria di persone influenti che hanno un'idea molto alta della parte che l'America sarebbe destinata di fare nei destini della Svizzera e che opinano coll'economista Rappard, dell'Università di Ginevra, che, per * ottenere la preziosa firma degli Stati Uniti all'atto garante la neutralità svizzera e rendere, in tale guisa, gli Stati Uniti mallevadori della sicurezza e dell'integrità della Svizzera, quest'ultima possa anche correre, occorrendo, all'amplesso economico con essi, stringendo addirittura un'alleanza doganale. « Une chose est certame — dice il Rappard — c'est que de toutes les unions douanières qu'on nous fait entrevoir, celle aree notre grande république soeur (l'Amérique) serait à la fois la plus utile et la moins dangereuse. Une alliance commerciale avec un groupement. européen queleonque. dont ne feraient pas simultanément partie la France et l'Alleraagne, serait le suicide national. Il ne doit et il ne peut y avoir à ce sujet qu'une opinion en Suisse. Mais un rapprochement économique aree un Etat assez puissant pour nous soutenir, assez lointain pour nous rassurer, assez démocratique pour nous comprendre et assez généreux pour nous aimer, pourrait ótre le salut de notre patrie » (1). I tentativi disperati, ma logici e conseguenti, fatti dalla Francia per riattivare il suo commercio con la Svizzera e di creare un tratto d'unione tra il Lago Leraano e l'Oceano, forzatamente conducono al medesimo fine, quello cioè di americanizzare sempre di più l'importazione della Svizzera. Sarà quindi uno dei còmpiti che l'Italia avrà da risolvere per il dopo-guerra, di mettere un argino salutare alla suddetta tendenza monopolistica e di far sì che le sorgenti naturali che la vicina Italia tiene a disposizione della Svizzera bisognosa di derrate non vengano a disseccarsi contro natura. Sotto tale punto di vista è prezzo dell'opera ogni economista lungiveggente saluti fin da ora ogni e qualsiasi tentativo che in quel senso si esplichi. Certo, come risulta dalla nostra tabella, le esportazioni, dirette ed indirette, che pervengono in Svizzera dall'Italia, sono ridotte assai e non reggono al confronto con quelle provenienti da altri paesi, per quanto, per provenienza diretta, e non per transito, l'Italia occupi, forse, tuttora il primo posto, tra gli Alleati iu Europa, come fornitrice della Svizzera. (1) William Rappard: « Notre grande République-Sceur », Genève, 1916, Sonon, p. 43.