matematica del paradossale assurdo una lucida nota (1); senza riuscire ad impedire che, a scopo di sabotaggio dell'economia scientifica, da taluni scrittori si continuasse a presentare, dissimulata in ambigue divagazioni di.concetto e di forma, la vieta superstizione (2). La quale tuttavia — come accade di tutti i paradossi — è, in fondo, soltanto la deformazione unilaterale d'un principio di verità indiscutibile; che cioè costo finanziario di una guerra non equivale a danno economico dipendente dalla medesima, essendo numerosi ed importanti gli elementi compensatori. Col prolungarsi oltre ogni previsione e con l'estendersi continuo della guerra, l'esistenza e l'entità di questi ultimi si sono rese sempre più chiaramente palesi. Nelle valutazioni molto congetturali della perdita economica complessiva proposte nei primi mesi del conflitto, scarsa attenzione era data a tale aspetto essenziale del problema. Lo trascurano de) tutto o quasi il D'Eichtal (3), il tìuyot (4), lo stesso Crammond (5). Già vi insiste invece F. W. Hirst (6); mentre un valore via via crescente gli assegnano scrittori che osservano il fenomeno in uno stadio di più avanzata maturazione; il Pantaleoni (7), l'Ed- (1) Cfr. Problemi finanziari della guerra, in » Giornale degli economisti e rivista di statistica », 1915, p. 112 e sgg. doll'estr. (2) Cfr. A. Labriola, Il paradosso economico della guerra, in » XAova antologia », 16 die. 1916. Non è il caso di parlare delle aberrazioni fantastiche a cui l'esagerazione logica dell'erroneo postulato, unita all'ignoranza dello nozioni economiche più elementari, conduce altri autori, che sembra si propongano la dimo-Btrazione ab absurdo della grottesca puerilità dell'illusione.Così A.Y. Eisenstadt, Il paradosso della guerra che arricchisce, in • Riv. delle nazioui latine », febbr. 1917; a cui fan ameno riscoutro coloro che, rinfrescando una delle più grottesche trovate di finanzieri settecenteschi, osarou ripetere che le inaudite emissioni di prestiti aumentano la pubblica ricchezza. Cfr. 1. S. Nicholson, The real burden of a national debt, in . The Scotsman », 14 ottobre 1916. A simili piacevolezze basterebbe contrapporre i rilievi di Vilfredo Pareto, provanti anche una volta che i principi della ortodossia e dell'esperienza economica non sono che la sistematizzazione scientifica del più elementare buon senso pratico. Cfr. E. Milani, Il monito di V. Pareto, in « La Confederazione del lavoro », 1° giugno 1917. Ma, anche fra i nazionalisti, non tutti osan negare che l'edificio dell'economia di guerra sia artificioso ed economicamente stravagante. Cfr. F. Carli, Il reddito nazionale e i compiti di domani, Milano, 1917, p. 7 e sgg. (3) Cfr. Des cvalnalions du cotìt de la guerre, in « Reme des sciences politiqucs », 15 febbraio 1915. (4) Cfr. The ivaste of war, in u Xiueteeuth ccutury », dicembre 1914. (5) Cfr. The cosi of the war, in « Journal of the Koyal statistical society », maggio 1915. (6) Cfr. The politicai crono mg of the war, Londra, 1915. pp. 120 e sgg.; 297 e sgg. (7) Cfr. Fenomeni economici della guerra, in « Giornale degli economisti e rivista di statistica », marzo, maggio, giugno 1916.