— 11 — altri luoghi nello atesso senso. Agli Stati Uniti la frenesia di facili godimenti raggiunse, negli anni della neutralità, una specie di parossismo. Chiunque viva del resto in uno dei centri industriali italiani dove la produzione di guerra è più intensa non ignora che fra i principali fattori del colossale rincaro, poi della mancanza di molti generi — ivi particolarmente sensibile (1) — deve ascriversi lo spreco insensato che ne fecero le masse favorite dagli iperbolici salari. A Torino l'ultimo bilancio della popolaresca e socialistoide Alleanza cooperativa rivela, in confronto al precedente, annienti impressionanti in certi articoli di vendita (2). Ed è spettacolo piuttosto doloroso che scandaloso quello della ressa ai pubblici spettacoli, della gara alle vendite degli oggetti preziosi presso i monti di pegno, dell'affluire d'una nuova clientela alle botteghe dei gioiellieri di second'ordine. della universale ostentazione del lusso costoso quanto volgarissimo, in cui si esprime, in basso più che in alto, il materialismo egoistico dei privilegiati dagli altrui sacrifìci (3). Il quale fenomeno, indizio d'uno spirito di irresponsabilità economicamente pernicioso quanto moralmente cinico, dovrebbe considerarsi come frutto di esagerazione patologica transitoria della incoscienza economica che presiede abitualmente alle operazioni di consumo (4) — quale suol manifestarsi in strati non ancora redenti dalla brutale ignoranza primitiva — soltanto nel caso di obbedienza e di acquiescenza insperati. Cosi, rispetto alle restrizioni alimentari propriamente dette, la coopcrazione volonterosa del pubblico facilitò molte volte il còmpito delle autorità, correggendo le incongruenze di più d'un decreto. Vi contribuì senza dubbio l'ingegnosità dei metodi escogitati per promuovere il proficuo e facile collocamento dei risparmi. Cfr. The Times' li istori/ und envgclopedia of the war, url 85, 93, 151, 155; e, por il successo del «war savings movement », L. Cazamian, La Grande Bretayne et la guerre, Parigi, 1917, pag. 173 e sgg. (1) A 'l'orino si ebbe il massimo rincaro complessivo del costo della vita (in confronto alle altre città italiane) fin dagli ultimi mesi del 1915. Cfr. A. N'ick-poro, I consumi alimentari e i loro prezzi in Italia e nei paesi nemici, ili « Secolo XX », 1" aprile 1917. (2) Il vino cousumato passa da 75.822 ci. a 83.245 con un aumento di sposa, dati i prezzi altissimi dell'annata, di quasi 2 milioni e mezzo (dal 1° gennaio al 30 giugno il vino introdotto in città fu di ci. 294 mila contro soli 239 mila nel primo semestre doll'auno precedente, quando valeva un terzo di meno); il caffè da 24.655 u 29.500 kg.; il burro da 115.118 a 176.086 kg.; il formaggio da 110.774 a 142.910 kg. La vendita dello zucchero cresce di 140.000 kg. Cfr. «Avanti!», 20 gennaio 1917. Negli ultimi mesi l'Alleanza ha visto crescere a dismisura la sua vendita di biscotti e gallette, in sostituzione del pane di guerra, sdegnosamente boicottato dai suoi clienti operai. « Ila u'out pas de paiuV mais qu'on leur donne des briochcs!»; la sensibile principessina versagliese vedeva lontano. (3) Chi scrive potrebbe citare casi di paesi, dove il sorgere inopinato di uua officina di guerra concentrò d'un tratto numerosissime maestranze, retribuite senza risparmio dall'impresa, che giudicava inutile l'economia in vista dell'imposta sui sovra-profitti, e dove si moltiplicarou bensì le osterie, ma nou salirono i depositi all'ufficio postale. (4) Cfr. W. Smart, Seeond tliouglits of an economie/, Londra, 1916, p. 116 e sgg.