VII evidentemente molto imprudente. Già nel 1917 si è svolto un vasto movimento speculativo sul mercato finanziario con rialzi fortissimi nelle quotazioni e sono avvenute molte creazioni e specialmente moltissimi ampliamenti di imprese sociali. Questi fenomeni, in gran parte, trovano però la loro radice nel declinare del valore della moneta e così hanno riscontro nelle grosse cifre che figurano oramai in tante sezioni dell’economia, mano mano che si è svolto il processo di assestamento dell’economia stessa, secondo il più alto livello di prezzi. Le grandi cifre, conviene pur ripeterlo, sono puramente illusorie e sono illegittime le comparazioni con le meschine cifre di prima. La diminuzione nel valore della moneta, così marcata nell’anno che qui studiamo, congiunta con gli altri fattori rampollanti dalla guerra, ha ulteriormente svolta la sua azione alterante la distribuzione della ricchezza: accanto alla infittita schiera dei nuovi ricchi » si spiega assai larga nei vari suoi nuclei la schiera dei ' nuovi poveri *, di coloro che, a vario titolo, veggono sminuita la loro possanza economica attraverso questi anni fortunosi, schiera assai più numerosa, ma meno imponente ed appariscente. La guerra — come ha impresso in genere un acceleramento nella evoluzione della vita sociale, nella innovazione dei reggimenti politici, dell’assetto dei popoli, dei rapporti fra le classi — così ha affrettato anche in Italia la trasformazione dell’economia nazionale. Particolarmente notevole è la rapidità che ha impresso nella trasformazione, che da anni si maturava, nell’economia della nostra grande industria. Le circostanze create dalla guerra hanno provocato, specialmente nell’ultima fase, la formazione di grosse colleganze industriali e la concentrazione di enormi nuclei di intèressi e di affari. Per un complesso di elementi non solo economici ma anche psicologici, le colleganze — nelle loro esplicazioni più fattive e possenti — non hanno assunto la consueta forma di sindacati, di Knrtelle, di /jools: l’associazione è, invece, avvenuta, potrebbe dirsi, più in senso verticale che orizzontale, come < integrazione economica assorbendo in unico organismo molteplici aziende esercitanti ciascuna un dato stadio della trasformazione dalla materia prima al prodotto ultimo. Così lo schema tecnologico più non si proietta nello schema economico in distinte imprese, e l’assieme, tanto saldamente costrutto, presenta una piena autonomia nell’esercizio industriale. Di questi nuclei parecchi sono sorti presso che paralleli nei processi tecnici che svolgono e con tendenza ulteriormente espansiva: essi sono tutti possenti per la rilevanza dei mezzi finanziari raccolti, per il giro di affari che a ciascuno fa capo, per la vastità del movimento economico controllato, per la massa operaia impie-