tuno; e non la contraddiceva mai, ma assentiva sempre: « è vero, Lida, è vero ». — L’istruzione elementare dei contadini, i librucci con le meschine prediche e faceziole e gli ambulatori medici non possono diminuire né l’ignoranza né la mortalità, allo stesso modo che la luce proveniente dalle vostre finestre non può illuminare questo immenso giardino, — dissi io. — Voi non date nulla, voi col vostro intervento nella vita di questa gente create soltanto nuove esigenze, una nuova occasione di fatica. — Ah, Dio mio, ma è pur necessario fare qualcosa! — disse Lida con dispetto, e dal suo tono si poteva scorgere che i miei ragionamenti li stimava insignificanti e li disprezzava. — Bisogna liberare gli uomini dal lavoro fisico pesante, — dissi. — Bisogna alleggerir loro il giogo, dar loro un po’ di respiro, perché non passino tutta la vita vicino alle stufe e ai mastelli e nei campi, ma abbiano anche il tempo di pensare all’anima, a Dio, e possano esplicare un po’ più largamente le loro capacità spirituali. La vocazione di ognuno nell’attività spirituale sta nella continua ricerca della verità e del senso della vita. Rendete dunque non necessaria per essi la rozza fatica animale, fate sì che si sentano in libertà, e allora vedrete che derisione siano in fondo questi librucci e queste farmacie. Appena l’uomo riconosce la sua vera vocazione, lo possono appagare soltanto la religione, le scienze, le arti, e non queste sciocchezze. — Voi però vi contraddite, — proferì Lida. — Voi dite: scienza, scienza, e voi stesso negate l’istruzione elementare. — L’istruzione elementare dell’uomo che ha la possibilità di leggere soltanto le insegne delle bettole e rare volte dei librucci che non capisce, una simile istruzione dura da noi fin dai tempi di Riurik; il Petruska di Gogol legge ormai da un pezzo, ma intanto la campagna, quale era sotto Riurik, tale è rimasta fino ad ora. Non l’istruzione elementare è necessaria, ma la libertà per una larga esplicazione delle facoltà spirituali. (A. Cechov, La casa col mezzanino) 3