— 302 — <r ' " 1 adottate dal R. D. 22 aprile 1920, n. 494, per l'imposta sul patrimonio (1). Ne riuscirebbero cosi ovviati i principali difetti della progressione per classi. 2° Il continuo inasprimento della progressività ha eccessivamente allontanati i due estremi, massimo e minimo, delle aliquote, che vanno riavvicinati mediante una attenuazione dei saggi più elevati, e magari anche, se le esigenze finanziarie lo imponessero, con qualche tenue elevazione dei saggi minori (2). Non si deve infatti dimenticare che il principio tanto equo e democratico di gravare i patrimoni più eleV&ti in maggior misura che non i più tenui, va applicato però ricordando anche che aliquote eccessive e demagogiche non fanno che rendere quasi materialmente impossibile il soddisfare al tributo, e dar quindi incentivo a frodi tali che annullano ogni vantaggio per l'erario. 3° Qualche rimaneggiamento può essere forse consigliato, dall'attuale aspetto della distribuzione della ricchezza, nel sistema delle classi, mediante un maggior frazionamento di quelle più elevate e la fusione di alcune delle prime (3). 4° Le categorie di successibili distinte dalla tariffa vigente possono essere utilmente ridotte con guadagno di semplicità. Non vedrei difficoltà all'adozione di uno schema di tariffa come quello che fu già proposto, comprendente solo cinque articoli: a) Ascendenti e discendenti in 1° grado; b) ascendenti e discendenti oltre il 1° grado, coniugi, fratelli e sorelle; e) zìi e nipoti, prozii e pronipoti, cugini germani; d) altri parenti ed estranei (4). 5° Il criterio della personalità del tributo, di cui tenne conto il decreto del 1919 istituendo la complementare, va preso in ulteriore considerazione anche a vantaggio di certe categorie di contribuenti assolutamente meritevoli di particolari agevolazioni, come gl'incapaci (1) La formolo adottata per la determinazione dell'imposta è, come è noto, la seguente: t = axP\ in cui x è il patrimonio imponibile, a = 0,1460802 e p = 0,3167973. Su questa ed analoghe formule del White, del Cassbl, del-I'Edobworth, ecc. v. Gamacohio, Sulla perequazione delle aliquote delVimpozta zul patrimonio nel « Giornale di matematica finanziaria », marzo-giugno 1920, p. 46. (2) V. Garelli, op. e it., p. 160: (3) La proposta fatta durante la discussione parlamentare (v. discorso del-l'on. Rocco in Atti Parlam. cit. Discussioni, p. 4126) di creare un'ulteriore differenziazione di classi per le quote superiori a 20 milioni, poco consigliabile data l'estrema scarsezza di tali quote, ma sopratutto per l'inverosimile altezza a cui zi sarebbero dovute spingere le aliquote, non potrebbe attuarsi che qualora una conoscenza migliore della distribuzione della ricchezza ci facesse rilevare abbastanza frequenti anche quote cosi vistose, e le aliquote delle elessi precedenti fossero rese più miti. (4) V. Gbiziotti, art. cit.. p. 128.