II è attenuata di molto la differenza fra i livelli minimi e i massimi della retribuzione. Si può presumere ohe le basi delVordinamento del lavoro, eoi suoi prezzi essenzialmente politici, risulteranno fatalmente modificate quando la economia nazionale sarà uscita dalla fase di eccezione che ancora dura e molte posizioni saranno alterate dalla vasta crisi che si inizia. Accanto alla azione strettamente economica, da parte delle leghe operaie si è svolta decisa l’azione politico-sociale volta alla conquista di una partecipazione nella direzione dell'azienda produttiva — sia industriale che agraria___quale affermato avviamento alla totale appropriazione del- l’azienda stessa : ciò, non più conte vaga aspirazione, ma in forma ben determinata e concreta; così, dapprima, molti concordati hanno raggiunta la istituzione di commissioni interne per la tutela degli operai; poi, sporadioamente è avvenuta la formazione di consigli di fabbrica, col proposito più o meno esplicito che essi debbano divenire poscia strumenti attivi partecipanti alla gestione, e, ulteriormente, nucleo elementare di un trasformato reggimento politico. Su questa azione politico-sociale ha naturalmente esercitata gran influenza l’esempio russo. Questa azione si è svolta con effervescenza rivoluzionaria lungo il 1919 e il 1920 e più volte sembrò immancabile e imminente la traduzione sua in un decisivo rivolgimento dell’assetto economico e politico. Essa ha culminato nell'episodio della invasione di molte fabbriche avvenuta nel 1920 e della transitoria gestione da parte dei fa voratori, episodio che ha avuto gravissime e svariate ripercussioni sulla economia nazionale, ma che ha molto insegnato anche alla massa operaia. Sulle masse lavoratrici esercitano un gran miraggio il vocabolo « soviet », le frasi «nazionalizzazione delle industrie », «controllo sindacale», « esercizio collettivo dell’impresa », « appropriazione dei mezzi di produzione ». Ma per quanto non sia sempre chiara negli ambienti operai la nozione dei principi economici secondo cui si svolge la produzione e la distribuzione della ricchezza, i migliori organizzatori sentono tutta la difficoltà e complessità della gestione dell’impresa e dissentono dalle vedute « estremiste »: sono consci, anche per l’esperienza russa, del pericolo di crisi gravissime che segnalerebbero tumultuarie e violente e brusche trasformazioni dell’ordinamento economico e hanno sentito che un mutamento politico non costituirebbe rimedio alle attuali difficoltà economiche, e anche le renderebbe più gravi. I vocaboli e le fresi dianzi citate sono » miti », i sonanti programmi di « rivendicazione » sono — secondo il linguaggio del Pareto — vane « derivazioni » e non segnano la direttiva di variazioni nell’assetto sociale, non preludono al punto d’arrivo. Sarebbe azzardata ogni previsione sull’avvenire, anche in vista delle condizioni nuove che possono risultare dalla crisi economica che si delinca. Indubbiamente, però, il principio dell’industriale « Herr im Hanse », padrone dispotico della propria azienda, non è più di oggi e non è di domani. Forse il domani non ci recherà la trasformazione delle orga-