In questa dimensione un servizio significa una, persona; in alcuni casi questa persona cumula un numero di cariche; per di più il destino pubblico di questa persona è spesso legato alle vicende delle elezioni amministrative. Tutto questo significa che l’azione di assistenza tecnica si è risolta in un aiuto fornito da una persona di buona volontà, e non rappresenta quell’azione di sostegno alle istitu-tuzioni che ci proponiamo. Finché i problemi di assistenza tecnica non diventano un problema sentito dall’intera comunità, si corre così il rischio di svolgere un’azione di cui non resta traccia. Il secondo ostacolo è direttamente connesso a questa conclusione. Il modo in cui viene amministrata l’assistenza pubblica in questi paesi manifesta uno stato di depressione civile fin qui trascurato e rappresenta un anello molto importante della loro spirale involutiva. Viviamo qui, come in gran parte di questo finto welfare state che è l’Italia, in una età di mezzo : si è affievolita la vera voce della carità e quella del diritto all’assistenza non si fa ancora sentire. Nell’opinione corrente di questi nostri paesi la miseria è una fatalità, e, per corollario, gli enti assistenziali sono ancorati ad una forma di assistenza elemosiniera con una debolissima facciata istituzionale. In una zona come la nostra, a bassissima tensione politica e religiosa, l’assistenza ECA o quella del Patronato scolastico mantiene ed anzi incrementa la cronicità degli stati di bisogno, lasciando decadere, per il suo carattere impersonale, quei valori morali che un tempo ispiravano le comunità (10). Il punto della spirale involutiva che abbiamo aggredito, in una azione che coinvolge tutta la comunità, è quello dei criteri che si seguono abitualmente per dare aiuto all’uno o negarlo ad altri. I criteri assistenziali vigenti sono spesso di una pericolosa ingegnosità. In un comune, per esempio, particolarmente povero, il modo di distribuire le ottanta razioni della refezione tra una popolazione scolastica composta di circa quattrocento bambini, era quello di diffondere la voce (testuali parole del presidente del Patronato scolastico), che è vergognoso usufruire della refezione scolastica. In tutti gli altri paesi la preoccupazione era di contentare tutti, facendo mangiare quindici giorni un gruppo di bambini e quindici giorni un altro. Gli stessi criteri valgono per gli aiuti ECA, per la sporadica (10) V. Mora, Idee e problemi per un servizio sociale negli enti locali. In: Convegno di studio su esperienze di servizio sociale negli enti locali, Bergamo, 1959. 15