— 338 — voratori nell’officina.1 La Confederazione del lavoro* * così come qualche federazione di mestiere3 hanno decisamente avversato la formazione dei consigli di fabbrica per la tema che tali consigli dovessero sovrapporsi alla organizzazione sindacale e indebolire questa, coll’ut-tribuire un potere ai non organizzati, pericoloso in caso di conflitti del lavoro. La Confederazione italiana dei lavoratori (cattolica) segnala (nella relazione al congresso tenuto a Firenze il 10-12 novembre 1920) una forza numerica di 1 182 491 affiliati veramente imponente di fronte ai 100 000 aderenti alle leghe cattoliche anteriormente alla guerra. La cifra è gigante, ma ad essa è ben lungi dal corrispondere la efficienza concreta nei fenomeni del lavoro. La Confederazione è stata costituita al principio del 1919 e nella sua configurazione formale, in parecchi punti del suo programma, nelle affermazioni attenenti a molte questioni tecniche del lavoro imita l’opera della Confederazione socialista : molto si atteggia a « contraltare » di questa e le contrasta la partecipazione ai collegi creati dallo Stato in materia di lavoro e l’influenza sulla politica dello Stato. Ma la possanza effettiva del « movimento operaio bianco », malgrado i grandi numeri che ne sono l’esponente, è ben remota da quella del « movimento rosso ». Nelle organizzazioni cattoliche l’agricoltura dà l’80 °/0 dei membri : e per essa i salariati rappresentano una tenue minoranza; i mezzadri e piccoli affittuari sono 741 2(52, i piccoli proprietari lavoratori sono 108 589 e i lavoratori agrari 94 901: nel movimento industriale il solo nucleo rilevante è dato da i tessili (131 232: sulla reale consistenza di questa cifra la rivale organizzazione socialista ha espresso dubbi). Il movimento cattolico è potente solo nelle campagne e debole nei grandi centri : esso non ha grande peso sulla vita nazionale poiché non può 1 Sulla notevolissima opera teonioa esercitata dalle commissioni interne per l’ordinamento del lavoro, v., ad es., l’articolo « Non svalorizziamo le nostre organizzazioni » in B. ». del 21 febbraio 1920, descrivente la fuuzione della commissione presso la Fiat. * V. la relazione di Emilio Colombino, I cornigli di fabbrica nel movimento sindacale in B. ». del 27 marzo 1920, e le opinioni espresse dal rappresentante confederale nel congresso camerale di Torino sui consigli (B. ». 12 giugno 1920). Uno schema, formulato da Oino Baldesi, npprovato dalla Confederazione del lavoro, prevede la generale formazione dei consigli di fabbrica ma come istituto subordinato alle organizzazioni professionali (B. t., 8 e 22 maggio 1920). L’ordinamento attuato dai metnllurgioi torinesi e quello previsto in vari schemi differiscono da quelli legislativamente adottati in Austria, Germania, Inghilterra, ecc. : ma è ben evidente che per istituzioni di questo genere la tecnica della organizzazione ha importanza secondaria: ha rilevanza solo lo spirito che le anima. * V., ad es., la relazione presentata al congresso della Federazione degli operai edili in B. ». del 13 marzo 1920.