capitale sociale da 100 a 500 milioni mediante la emissione di azioni da 250 lire al prezzo di 290. La emissione avvenne mediante una sonora propaganda, che fece supporre a certo pubblico trattarsi di una operazione patriottica, analoga alle sottoscrizioni dei prestiti nazionali. La operazione è stata palesemente favorita dal governo, anche per mezzo della preventiva approvazione dell’incremento del capitale (approvazione che in questo, come in molti altri casi, significò illusoria garanzia per l’ignaro pubblico e costituì una ben grave responsabilità per lo Stato). Alcuni mesi dopo questa emissione, intervenne l’armistizio, che spostò decisamente la situazione dell’industria. La condotta dei dirigenti l’Ansaldo e dei dirigenti la Sconto al cessare delle ostilità è stata estremamente improvvida e decisamente fatale: essa costituì una imprevidenza colposa. L’apporto degli azionisti e qualche grosso pagamento da parte dello Stato per le forniture di guerra consentirono all’Ansaldo di diminuire fortemente il debito verso la Sconto, ma le nuove espansioni dell’attività industriale causarono presto nuovi grossi indebitamenti verso la banca, che riportarono a una situazione analoga a quella del 1918. Nel 1920 non era possibile certo ricorrere ad appoggi dello Stato e ad ampliamenti ulteriori del capitale sociale, e così l’Ansaldo,*per uscire dalla difficile posizione finanziaria, tentò un nuovo assalto alla Commerciale, malgrado l’accordo del 1918, affermando questo decaduto per inosservanza di qualche clausola da parte del gruppo Marsaglia. La lotta fra i due gruppi fu vivacissima e portò in brevissimi giorni a un rialzo della quotazione delle azioni della Commerciale per oltre 1000 lire, nell’uffanuosa ricerca da parte di ambi i nuclei per la conquista della maggioranza nella prossima assemblea degli azionisti: l’Ansaldo combatteva la lotta, naturalmente, coi mezzi della Sconto e la vittoria avrebbe salvata questa dalle difficoltà in cui già si trovava. Il retroscena della lotta non è pienamente noto neppure ora: per circostanze non bene chiare, pochi giorni di poi, il gruppo Ansaldo, prima dell’assemblea degli azionisti, si ritirò senza ricavare i vantaggi effettivi che forse avrebbe potuto trarre dalla disponibilità raggiunta di un grosso pacco di azioni della Commerciale, e cedette queste azioni rinunziando così a ogni ingerenza sull’istituto. Dietro alla Commerciale, come dietro al Credito italiano, si formarono due consorzi finanziari rispettivamente detentori di grossi aggregati di azioni del corrispondente istituto. Il nuovo insuccesso della cattura della Commerciale lasciò definitivamente insoluta la questione della base finanziaria per l’Ansaldo e per la Sconto. Col procedere dei mesi, attraverso il 1920 e gli inizi del 1921, il debito dell’Ansaldo verso la Sconto andava dilatandosi sino ad altezze formidabili. La crisi economica veniva intanto acuendosi specialmente per le industrie minerarie, siderurgiche, mec-