la frequenza delle oscillazioni che rendono molto aleatoria ogni operazione di commercio internazionale. La crisi economica mondiale lui mostrato con grande evidenza lo squilibrio formatosi durante gli anni di guerra e negli anni posteriori tra la potenzialità di produzione e la potenzialità di consumo per l’espansione grande avvenuta negli impianti industriali in molti paesi e per l’alterazione e depressione della economia di molti altri; ed ha recato la necessità di riassetti anche attraverso sacrifici e perdite. Lo squilibrio tra capacità di produzione e capacità di consumo è divenuto fattore di riduzioni negli scambi, anche per effetto della politica commerciale che esso ha promosso. I bene intesi interessi generali avrebbero dovuto favorire dopo la guerra una cooperazione amichevole fra i diversi popoli e lo scambio largo di merci con la rapida formazione di una economia internazionale, anche meglio svolta di quella anteriore alla guerra ; invece gli interessi di dati nuclei economici hanno accentuato gli sforzi specialmente da parte degli operatori degli esuberanti impianti produttivi per garautirsi il dominio del proprio mercato: così la politica commerciale adottata dalla generalità dei paesi verso la fine della guerra e dopo la deposizione delle armi, ha segnato un rifiorire di tendenze protezioniste, un moltiplicarsi degli attriti, dei divieti, una affannosa preoccupazione di chiudere ii proprio mercato interno ad ogni offerta di merce straniera. Questa politica proibitiva si è di molto. accentuata lungo l’anno 1921 ed ha recato, nei rispetti del nostro paese, alla nuova tariffa doganale (entrata in vigore còl mese di luglio e commentata nella seconda parte del presente annuario) la quale con i sensibili inasprimenti di molti dazi, ha contribuito notevolmente a ridurre gli scambi nella seconda parte dell’anno. Per questi vari fattori il volume dei nostri traffici con l’estero nel 1921 appare considerevolmente inferiore a quello dell’anno precedente; la contrazione riesce più appnriscente se gli scambi sono misurati non secondo la quantità delle merci, ma secondo il valore del traffico, poiché il livello dei prezzi delle merci ha subito una grossa contrazione sopratutto rispetto ai combustibili minerali, ai metalli, alle fibre tessili e ad altre materie prime che hanno parte larghissima nel nostro commercio con l’estero, specialmente rispetto alle entrate; la discesa dei prezzi è stata meno appariscente rispetto alle derrate alimentari e a qualche altra merce che occupa molto posto nel nostro movimento di esportazione. § II. — Innovazione nella etatistìca commerciale. Per l’anno 1921 riesce malagevole, anzi impossibile, un minuto studio del movimento commerciale con l’eBtero, e non è fattibile l’analisi secondo lo Bchema, espressamente mantenuto uniforme nei