■ ' ' • — VII — Ad un anno di dittamo dal punto più acuto della oriti, appaiono all’orìz-sonte dei lembi di azzurro, che pottono ispirare un giudizio più ottimista. I dati numerici copiosi raccolti e minutamente commentati nelle varie parti (li questo volume, mostrano ancora, sia lungo il 1921 che lungo il 1922, grandi variazioni nel livello dei cambi e nel livello dei prezzi delle merci. Le fluttuazioni delle relative curve sono state ampie, troppo ampie, ed hanno costituito ancora un elemento gravissimo di incertezza, di alea, in tutto quanto il movimento degli affari, quasi quanto negli anni precedenti. La tradizione della fenomenologia economica degli anni di guerra e del primo tempo di pace ha provocato ancora una larga emozione nell'opinione pubblica; la quale ancora ha ravvisato nell' inasprimento dei cambi e dei presti sintomi minacciosi di rovina economica, come nel tempo precedente. Ma, attraverso quest'ultimo biennio, il nostro paese ha saputo arrestarsi sulla minacciosa china della inflazione cartacea, della svalutazione monetaria: nuovi passi non sono stati compiuti sulla via che ha recato altri paesi ad una estrema disorganizzazione economica e sociale. Le fluttuazioni sono state assai ampie, ma si sono svolte per i cambi attorno ad una linea segnante una parità quasi stabile rispetto all'oro e alle migliori valute forestiere : le curve di tali cambi e dei prezzi delle merci, attraverso il biennio, hanno ripetuto, con una certa regolarità, in successive sezioni, la forma che gli statistici inglesi designano ad U, con un ritorno approssimativamente allo stesso livello. Può essere sperabile, per un avvenire non remoto, che — anche per effetto di migliorie nel regime economico internazionale — le fluttuazioni si facciano meno pronunciate, e che così la nostra moneta raggiunga quella relativa condizione di stabilità nel suo potere di acquisto in confronto con l’oro, con le migliori valute estere e con il complesso delle merci, che costituirebbe ora V optimum desiderabile. Sarebbe inopportuna, pericolosa, una politica finanziaria che volesse faticosamente raggiungere una rapida rivalutazione della nostra moneta, così come talora insipientemente si invoca e si promette, sulla base sempre della ricordata tradizione dell’ inverso fenomeno accaduto durante gli anni della guerra. Una artificiale rapida rivalutazione, — non che significare consolidamento dell'economia nazionale —, significherebbe, essa pure, disorganizzazione, per il nuovo spostamento che ne deriverebbe nelle posizioni che ora si sono venute assestando sulla base del regime dei prezzi gradualmente formatosi. Un rapido generale ribasso nei prezzi, che empiricamente si afferma desiderabile, avrebbe conseguenze rovinose per la finanza pubblica e recherebbe una gravissima crisi in tutti gli ordini di produzione: sono memorabili, per questo rispetto, i solenni dibattiti avvenuti, or è un secolo, anche nelle aule parlamentari, in Inghilterra, nel 1822, con la partecipazione di Ricardo, di Peci, di Gobbett, quando il ribasso nei prezzi determinato dalla contrazione della circolazione monetaria e ripristino della convertibilità dei biglietti, si tradusse in una situazione di grave crisi, specialmente per l'agricoltura.