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         Cosicché, l’emigrazione, che nell’ante-guerra dava un apporto alla « bilancia dei pagamenti internazionali » di circa 400 milioni di lire-oro, oggi non dà che un contributo minimo e sempre decrescente, calcolato grosso modo a 2 miliardi di lire-carta, però ufficialmente noto per circa 800 milioni di lire-carta, pari a 180 milioni di lire-oro. La riduzione delle rimesse degli emigrati è dovuta, da un lato, al fatto del-l’americanizzazione dei partiti, facilitata dall’ indignazione con la quale essi hanno lasciato la Patria ingrata (cosa che non sarebbe successo se fossero emigrati operai specializzati ed evoluti), e dall’altro lato, alla riduzione dei nuovi partenti, che rappresentano la vera fonte delle rimesse.
                   § 8. — La politica del commercio interno.
         Percorrendo con rapidità la nostra esposizione, esclusivamente storica, dobbiamo constatare tutta una serie di provvedimenti escogitati col proposito di attenuare la crisi del dopo-guerra, dato che inefficaci sono stati gli espedienti precedenti. Questa nuova serie di provvidenze è partita anch’essa dal principio della difesa delle posizioni industriali passate, ed ha avuto la sua espressione nella « spinta del traffico nazionale verso il mercato interno », quel modesto mercato interno risultante dal basso tenore di vita mantenuto dalle popolazioni specie nel Mezzogiorno (1). Ecco perchè, non bastando i rigori della tariffa doganale del 1921, già ridotta a quella convenzionale, è stato necessario ricorrere ad una lunga serie di provvedimenti, principali i seguenti:
            a)       Politica dei lavori pubblici. — È stato deciso di dare corso ad una vasta serie di opere pubbliche, specie nel Mezzogiorno, là dove questi, effettivamente, difettano; ma la decisione ha avuto luogo senza tenere conto della loro economicità, cioè della loro attitudine a produrre. In conseguenza di ciò, lo scopo dei lavori pubblici si è ridotto a dare lavoro alle industrie, che altrimenti avrebbero dovuto chiudere, sottoponendo la collettività ad una spesa eccessiva ed anti-economica.
            b)       Aumento degli acquisti da parte dello Stato. — Anche sotto questo riguardo, lo Stato, produttore dei servizi pubblici, s’è trovato in condizioni di dovere spostare l’individuo negli acquisti che egli fa, direttamente per suo conto, per prenderne il posto. In tale modo, lo Stato viene ad acquistare, si capisce, quei dati beni che servono per la produzione di più servizi pubblici (2). Il sistema non è informato
          (1)    Il db Viti dk Marco, riferendosi nel suo volume Pel Mezzogiorno e la liberili commerciale, op. cit., olla politica del tozzo di pane, non si era sbagliato. Questo stesso concetto ubbiamo ribadito nello scritto Aumentare i consumi nel Mezzogiorno (in «Sicilia Ind. e Agricola», n. 418-449, 17-24 marzo 1927).
          (2)    La medesima condotta si nota allorquando lo Stato spinge gli individui ad acquistare taluni oggetti che non possono fare purto di approvvigionamenti per
       servizi pubblici, ad es., libri, targhe per automobili, ccc.Si tratta, in ogni caso,
       di spostamento, dalla spesa preferita dal cittadino, a quella desiderata dallo Stato.