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           b)      l’a«8egnazione annua di .500 milioni di lire stabilita dal decreto 7 settembre 1926 sopra ricordato, assegnazione che avrebbe dovuto continuare Ano alla completa estinzione del debito per biglietti, e cioè Ano a raggiungere la somma di 4227 milioni di lire;
           c)      gli interessi che si sarebbero dovuti corrispondere in ciascun esercizio ai titoli acquistati per l’ammortamento;
           d) altri proventi minori che ritengo inutile speciAcare.
        Ma la Cassa di ammortamento era appena nata che il decreto ministeriale 23 agosto 1927 trasportò lo stanziamento dei 500 milioni per riduzione della circolazione bancaria per conto dello Stato, dalla categoria « effettiva » nella quale era compreso, alla categoria « movimento capitali », facendo corrispondere ai 500 milioni in uscita da versare alla Cassa di ammortamento, la stessa somma in entrata per « accensione di debiti ». E col decreto ministeriale del 20 novembre 1927 venne stabilito l’identico trasporto per A consuntivo dell’esercizio 1926-1927 che era già chiuso da circa cinque mesi. Con questo provvedimento, in sostanza, si rinunciò al proposito di estinguere il debito con le entrate ordinarie di bilancio, e venne stabilito che per ammortizzare 500 milioni all’anno di debito sotto forma di biglietti si sarebbero contratti altri 500 milioni all’anno di debito consolidato o redimibile. In seguito lo stanziamento dei 500 milioni fu completamente abolito nella stessa categoria « movimento capitali », anche per il 1926-1927, estinguendo, in base al decreto 21 dicembre 1927, con le plusvalenze delle riserve auree della Banca d’Italia tutta la rimanente circolazione bancaria per conto dello Stato (1).
        Per gli altri fondi di dotazione della cassa in pratica è stato poi osservato che rappresentavano nella massima parte solo crediti «morali e psicologici », come li chiamava il Mazzucchelli sulla Rivista Bancaria (2).
           (1)     Nella Relaziono al bilancio preventivo del 11)28-11)20 (Alti parlamentari. Legislazione XXVII, Camera dei Deputati, n. I848-A) l’on. Tumodei fece un acuto esame di queste diverse operazioni contabili ed a pag. 5 e 6 scrisse: a Con ciò, in sostanza, si vengono a togliere alla Cnssa di ammortamento quei 500 milioni annui ohe lo erano stati devoluti a decorrere dal 1028-1027 incluso... Forso si osserverà che essendo stati devoluti i [fondi stanziati per ridurre la circolazione per conto dello Stato], lo stanziamento dei fondi stessi debba automaticamente decadere il giorno in cui la circolaziono per conto dello Stato non c’è piti c debba per conseguenza esser venuta meno anche la possibilità materiale di devolvere i fondi medesimi alla Cassa. Ma questa non sarebbo che un’osservazione puramente formale: in sostanza resterebbe sempre il fatto ohe prima si impostavano 600 milioni annui per ammortizzare il debito pubblico interno ed ora non si impostano più >.
           A questo osservazioni il sen. Sohanzcr, il 6 giugno 1928, rispose che « se si fosse mantenuto lo stanziamento dei 500 milioni o bisognava iscriverli nel movimento capitali o si sarebbero iscritti nella Bpesa elfettiva o il bilanoio sarebbe stato in disavanzo ».
           (2)     Mentre la situazione dolla Cassa di ammortamento al 31 marzo 1928 segnava in attivo gli avanzi dei tre esercizi 1924-1925, 1925-1926, 1926-1927, per 1321 milioni, più 300 milioni per « devoluzione di fondi assegnati a spese per liquidazioni di guerra » e 36 milioni per a recuperi di sómmo dovute da Governi esteri per cessione di materiali e altre cause » e corrispondentemente segnava in passivo come « disponibilità verso il bilanoio » 1431 milioni, nolla situazione del 30 giugno 1928 o in quello posteriori rimane, di tutte le voci sopradette, solo l’entrata di 436 milioni dell'avanzo del 1926-1927, versato nel conto corrente istituito tra la Cassa e la Tesoreria.