La necessità e l'urgenza di operare interventi realmente efficaci nel settore igienico-sanitario, possibili solo se guidati, oltre che da una volontà politica di mutamento sostanziale, da una specifica conoscenza della realtà socioculturale, diviene un ulteriore rilevante motivo per auspicare lo sviluppo degli studi di antropologia medica. Cultura, esperienze del corpo ed implicazioni mediche Prima di prendere in esame da un punto di vista antropologico alcune questioni specifiche della realtà sanitaria italiana dove notevole risulti l'incidenza culturale, sarà opportuno soffermarsi, con brevi considerazioni teoriche, su un ambito, quale è quello delle esperienze del corpo, sovente ignorato nelle sue complesse implicazioni dalla letteratura medica, ma da ritenersi basilare per la comprensione dei fenomeni morbosi. La malattia, fisica o mentale, manifestandosi come alterazione biosomatica, deformazione, perturbazione o disturbo del comportamento, trova nel corpo l'unico reale spazio del suo esprimersi. Spazio, la cui già preesistente ed intensa codificazione, a livello culturale (collettivo) come psichico (individuale), condiziona strutturalmente la dinamica ed i contenuti dei processi emotivi, cognitivi e comportamentali inerenti la situazione di salute e di malattia. Pertanto, alla luce di questa ipotesi e nel tentativo di individuare le fondamentali forme di relazione tra la cultura e la morfologia e la fenomenologia patologica, diviene necessario far riferimento, in primo luogo, al corpo, o meglio alle esperienze corporee, cioè a quell'insieme di situazioni e di « vissuti » che, come lo stato di salute e di malattia, si originano, si manifestano, coinvolgono lo spazio corporeo. La tradizione organicistica della medicina occidentale, ormai da lungo tempo ci ha abituati ad una comprensione riduttiva dell'esperienza del corpo. La sola dimensione fisio-anatomica è stata ritenuta essenziale ed esaustiva-mente trattata: è stata sottovalutata, fino ad epoca recente, quella psicologica ed è tutt'ora esclusa la dimensione socio-culturale. Apprendiamo a scomporre il corpo in una miriade di strutture, organi, funzioni e processi, ove localizzare la malattia; ad oggettivarlo, a visualizzarlo come un fenomeno a sé stante, estraniandolo dal contesto di manifestazione individuale e sociale (storico) nel quale è immesso. Studiamo l'anatomia senza chiederci che cosa il corpo rappresenti per noi, che cosa percepiamo di esso, come ci piacerebbe che fosse, quale sensazione in termini emotivi esso susciti, come siamo abituati ad usarlo, che cosa significa sentirsi bene o male, ecc. Non si è, in definitiva, in alcun modo indagato sistematicamente sulle dimensioni che più attribuiscono significato al corpo, come se questo non coinvolgesse l'individuo nel dar senso alla propria immagine spaziale, come 7