L’immigrante italiano nel mondo rurale paulista 143 La stessa autrice ci informa che gli «italiani si riunivano la domenica per chiacchierare, per giocare a carte, per ballare oppure per recarsi in visita nella colonia vicina»4. Maria Silvia Beozzo Bassanezi, in uno studio monografico su una fazenda di caffè, sottolinea il peso della religione, del tempo libero e della vita associativa nel costituirsi di isole etniche. Per tale aspetto afferma, inoltre, che: «(...) nella fazenda e nelle vicinanze, anche il mercato matrimoniale era circoscritto a queste aree, perlomeno durante tutto il periodo che la famiglia trascorreva in quella proprietà»5. 4) Al pari degli altri contadini brasiliani e stranieri, gli italiani confluirono sin dall’inizio nel circuito delle migrazioni interne rurali-urbane che, manifestatesi intorno al 1930, si ingrossano subito dopo la seconda guerra mondiale e continuano a ritmo intenso sino ai giorni nostri6. Per gli italiani, e probabilmente per gli altri immigranti rurali, questo processo di mobilità fa parte di un processo più complessivo di mobilità socioeconomica che racchiude due mutamenti non necessariamente dipendenti: il primo si verifica nell’ambito della vita rurale, il secondo nel contesto rurale-urbano. All’interno del mondo agricolo, oltre che nel circuito fazenda-fazenda, il cambiamento di cui stiamo parlando può, in alcuni casi, presentarsi in due situazioni che non vanno generalizzate: nella prima, l’immigrato passa dalla condizione di salariato di padroni brasiliani a quella di piccolo proprietario, che lo trasforma in produttore agricolo indipendente; nella seconda, si registra il passaggio dalla condizione di piccolo a quella di grande agricoltore o a quella di grande proprietario terriero. Nel primo caso, l’immigrato acquisisce piccole fette di terreno che vengono smembrate dalle grandi proprietà in cui ha lavorato come colono; nel secondo, egli sostituisce addirittura l’antico latifondista brasiliano7. 4 M. T. Schorer Petrone, «Imigra^ào assalariada» in S. Buarque de Holanda (a cura di), Historia Geral da Civilìzagào Brasileira, voi. II, «O Brasil Monárquico. Rela^òes e transares», Sào Paulo, Difel, 1967, p. 289. [La citazione di Bertarelli è probabilmente tratta da Il Brasile meridionale. Ricordi e impressioni, Roma, Editrice Nazionale, 1914]. 5 M. S. Beozzo Bassanezi, «Familia colona: italianos e seus descendentes numa fazenda de café paulista: 1895-1930» cit., p. 281. 6 Si veda R. E. Rossini, «Dinàmica atual do processo migratòrio no Brasil» in ibid., pp. 403-22. 7 Si veda E. Ribeiro Durham, «A mobilidade do emigrante italiano na zona rural» in Revista do Museu Paulista, XIV, 1963, pp. 299-310. L’autrice riporta che a Descalvado, all’interno dello stato di Sào Paulo, nel 1905 - cioè 25 anni dopo l’inizio dell’emigrazione verso quel comune - il 30 per cento dei piccoli proprietari rurali risultavano stranieri e, di questi, il 25 per cento erano italiani. Nel 1920, erano il 47 per cento ma possedevano appena un quarto delle terre. Nel 1957 il 48 per cento di tutti i proprietari agricoli aveva cognomi italiani.