ta e costruttiva alle sfide che il futuro prossimo ci porrà. Futurama vuole proporre una riflessione su un aspetto comune a tutte le società occidentali: la carenza di un senso del futuro collettivo; se ne vuole discutere per lamentarne la debolezza, per auspicarne il rafforzamento, per indicare una tecnica che può aiutare a farsi una visione razionale di ciò che ci potrà accadere domani. Un qualunque osservatore disinteressato che cercasse di classificare i ritmi decisionali, gli orizzonti temporali all'interno dei quali si muovono i diversi gruppi sociali e professionali del paese, rimarrebbe inevitabilmente colpito dallo scollamento, profondo, apparentemente incolmabile, tra i tempi propri al politico e quelli degli scienziati, dei tecnologi e, anzi, di quasi tutti ¡ gruppi produttivi. Di fronte ad un sistema politico appiattito nel presente, il nostro osservatore verificherebbe l'esistenza di una diffusa cultura tecnologica e produttiva per la quale l'orizzonte temporale si allunga ad includere tempi che stanno ben al di là del presente politico e di quello dell'uomo comune. Lo «scollamento» tra gli orizzonti temporali di chi ragiona per progetti pluriennali e di chi si muove «giorno per giorno» tra gli affanni del sistema politico è sembrato anzi peggiorare progressivamente negli ultimi anni, man mano che le grandi ideologie e le culture politiche perdevano capacità progettuale e diminuivano la loro funzione di orientamento di fondo del comportamento pratico, e in special modo politico, dei cittadini. Qual è ora l'arco temporale della progettualità politica italiana? Abbinare o meno le elezioni politiche alle amministrative del prossimo giugno? Far sopravvivere il governo fino alla natu- 10 rale scadenza della legislatura? Il dettato costituzionale — il Parlamento viene eletto ogni cinque anni - si è rivelato un periodo eccessivo per il funzionamento del sistema politico degli anni ottanta, mentre sembrava adeguato nel 1946, anche a uomini, i membri della Costituente, che essendo disabituati alla vita democratica dovevano pur avere desiderio di votare spesso per cambiare uomini e governi. Nell'universo tecnologico invece il «presente» appare dilatato: alle tecnologie esistenti già fruite e utilizzate si aggiungono le tecnologie che aspettano solo di essere prodotte per essere distribuite, le tecnologie che devono essere sviluppate, e così di seguito fino a raggiungere i confini in cui la tecnologia tocca la ricerca di base, la scienza. Senza contare l'abitudine a ragionare in termini di tempi lunghi necessariamente connessa ai progetti tecnologici di grandi dimensioni. Dilatazione del presente o senso del futuro? Due espressioni per indicare lo stesso atteggiamento nei confronti di una realtà compiutamente padroneggiata e gestita. Il progettista di una sonda Pioneer sa da molti anni a che ora e in che giorno la sonda comincerà a trasmettere e un suo collega, da anni, si esercita a interpretare i segnali. Queste coincidenze non sono soltanto frutto di un apparato organizzativo complesso e ben pianificato, sono anche espressione di un universo culturale in cui il futuro e il domani, non sono concetti estranei, nemici, incomprensibili, ma dimensioni normali della realtà quotidiana, non meno veri e certi della bollatura all'inizio di un nuovo giorno lavorativo o del telegiornale della sera. Le ragioni che hanno determinato questa diversità fra l'universo tecnologico e l'universo politi-