Il quartiere italiano di Greenwich Village 261 generazione cominciò a prendere sul serio “il business della politica” (Ware, 1965, p. 281). Nel 1931 Al Marinelli fu eletto leader democratico della circoscrizione con l’aiuto di criminali italiani; Marinelli fu il primo leader italiano di circoscrizione di Tammany Hall. Nell’altra circoscrizione, Carmine DeSapio succedette a “Bashful Dan” Finn nel 1943 come leader democratico; DeSapio fu cooptato nella politica del partito dalla famiglia Finn, che aveva dominato la scena politica nel Village dalla fine dell’Ottocento. Questa successione indicava che il patronato politico era più aperto agli italiani locali, in particolare quelli legati ai circoli democratici. I leaders delle circoscrizioni erano i nuovi padroni; aiutavano gli elettori fedeli e di quando in quando si occupavano di problemi a livello di comunità, come la proposta di ristrutturazione urbana negli anni cinquanta. Anche il locale “sindacato” della Mafia ebbe un ruolo di spicco nella comunità italo-americana del South Village (il termine Mafia segue l’uso locale; inoltre i suoi maggiori esponenti sono stati identificati come tali dalle autorità nazionali preposte all’osservanza della legge). Inizialmente confraternita rituale e società segreta, la Mafia americana assunse con la seconda generazione le caratteristiche della gang urbana di strada, rispondendo a una nuova struttura di opportunità (Ianni, 1972). Nel South Village un “sindacato” criminale assunse importanza durante il proibizionismo (Ware, 1965, pp. 55-62). Con la fine del proibizionismo, mantenne un’economia “clandestina”, fornendo beni e servizi, come sigarette di contrabbando e il lotto clandestino, ai consumatori locali. Gli uomini del quartiere servivano a numerosi scopi (facevano per esempio i contrabbandieri e gli allibratori); il capitale del “sindacato” era investito in affari e beni immobili del quartiere; ma nel complesso il “sindacato” seguì una politica predatoria nei confronti dell’economia locale, vendendo ad esempio “protezione” o imponendo ai commercianti un socio d’affari. Per mettere al sicuro le sue attività illecite, il “sindacato” cooptava le autorità ufficiali (che “guardavano dall’altra parte”) e soffocava l’iniziativa civica. Diventò un governo invisibile, salvo che agli italiani locali, che si reggeva sull’intimidazione e la forza. Ma dato che le attività del “sindacato” contribuivano a mantenere un quartiere controllato, gli italiani hanno potuto in una certa misura accettarne la tirannide su una base di razionalità. Il South Village oggi Diversamente da altri quartieri urbani italiani (Nelli, 1970), quello del South Village è durato ben oltre il periodo dell’insediamento iniziale. A questo fenomeno ha contribuito un complesso di fattori ecologici, struttu-