Introduzione
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    18. L‘'emigrazione italiana
    Nel diciannovesimo secolo, e in parte del ventesimo, l’Europa ha condotto a termine una strana e complessa operazione. La complessità si deduce dallo spiegamento di forze e dall’importanza dei soggetti coinvolti, la stranezza si deduce a posteriori, dagli esiti che ne sono derivati.
    Tutti i maggiori paesi europei, quasi senza eccezioni, hanno impiegato molte energie, per tutto il diciannovesimo secolo, nelle conquiste coloniali. Sono avvenimenti tanto conosciuti che non serve neanche ricordarli.
    Una cultura politica aggressiva che era diventata influente nelle élites di governo, un aumento eccezionale di popolazione (l’Europa passava in pochi anni da un quinto a un quarto della popolazione mondiale), uno sviluppo industriale che esigeva nuove fonti di approvvigionamento di materie prime e nuovi mercati per i manufatti, sono aspetti che concorrono con diversi altri a determinare la nota espansione imperiale di ogni stato europeo, dalle grandi Francia e Germania ai piccoli Belgio e Olanda.
    Se sono noti i fatti, meno conosciuti sono i bilanci di questa complessa operazione. Non sono bilanci soddisfacenti: e non solo perché oggi non è rimasto niente di quegli imperi, ma perché, quando ancora si era in piena epoca coloniale, già apparivano i limiti di questa operazione in termini di vantaggio che ne poteva ricavare la madre patria. Scrive Barraclough: “Troppo spesso i risultati deU’imperialismo si rivelarono diversi in modo sconcertante dalle promesse, proprio come i profitti dell’impero furono spesso illusori e ottenuti a caro prezzo... è notoria la serie di delusioni subite dalla Germania per il suo impero coloniale. Fino al 1913 esso aveva assorbito solo 24.000 emigranti tedeschi, ma era costato al contribuente tedesco circa 50 milioni di sterline; mentre il commercio coloniale, alla stessa data, ammontava soltanto allo 0,5% dell’intero commercio tedesco. In Francia, fin dal 1899, invece degli attesi benefici, c’era un coro di lagnanze per l’aumento della concorrenza delle industrie coloniali e per le richieste di tariffe preferenziali.”117
    Ancora oggi il dibattito sul conto economico dell’imperialismo europeo è aperto; ma mentre è assodato il ruolo positivo giocato per 1 economia britannica dalllmpero Indiano, si può ragionevolmente sostenere che l’espansione africana del tardo Ottocento è stata in gran parte un operazione in perdita per i conti pubblici, e ciò è tanto più vero per il caso dell’espansione imperiale italiana.
    Negli stessi anni in cui si realizzava l’espansione coloniale, tuttavia, avveniva la grande emigrazione. Per tutto il diciannovesimo secolo e i primi
      117 Barraclough, Guida alla storia contemporanea cit., pp. 68 e 69.