Inizio delle relazioni tra Italia e Argentina 7 Nell’anno 1855 fu designato come Incaricato d’Affari presso la Corte di Torino — ed anche presso il sovrano di Prussia — il dottor Delfín B. Huergo, il quale avrebbe iniziato il suo incarico l’anno seguente. Nel frattempo Marcello Cerruti andò a Paraná presentandosi alle autorità nazionali il 17 settembre, dopo essere stato entusiasticamente salutato, al suo passaggio per Rosario, dalla numerosa collettività sabauda lì residente. Il ministro Gutiérrez non ritenne necessario fargli nuovamente presentare le credenziali - atto già compiuto davanti a de la Peña nel 1852 -, ragion per cui cominciarono un franco scambio di opinioni al fine di stipulare l’accordo che avrebbe stabilito, in maniera formale, l’ambito ed i procedimenti per le relazioni internazionali. Fu preso come modello il trattato firmato fra l’Argentina e gli Stati Uniti nel luglio del 1853 ; comunque, il dottor Gutiérrez respingeva la richiesta secondo cui i consoli stranieri avrebbero potuto intromettersi negli atti legali di tutte le successioni aperte e si sarebbe inserita una clausola che impegnava il Governo Argentino a restituire i marinai disertori alle loro rispettive navi per esservi processati. Il patto fu sottoscritto il 21 settembre del 1855: si concludeva, così, la vicenda delle reciproche promesse di amicizia e si incominciavano a stringere, con vincoli ufficiali, le relazioni e gli accordi tra entrambi gli Stati, con una durata di dodici anni a partire dal momento delle ratificazioni. Eccone in sintesi il contenuto: amicizia perpetua fra i cittadini argentini e i sudditi sabaudi, così come fra i loro paesi; reciproca libertà di commercio e di transito; parità nelle preferenze per un’altra nazione; equivalenza delle tariffe doganali; assicurazione giuridica di proteggere persone, beni e proprietà dinanzi alle autorità in eguaglianza di condizioni; possibilità concessa agli agenti consolari di intervenire nelle successioni intestate; soppressione del servizio militare nel territorio dell’altro Stato; inviolabilità dei consolati e immunità ai loro titolari e diplomatici; garanzia di rispetto degli abitanti stranieri nel caso in cui un paese rompesse le relazioni con l’altro. Il 29 dello stesso mese il suddetto trattato venne ratificato dal Congresso. Marcello Cerruti abbandonò dopo poco la capitale argentina, lasciando un grato ricordo alle autorità per i suoi sentimenti cordiali verso la Repubblica e avendo avviato un progetto tendente a unire più rapidamente entrambi i paesi, mediante un servizio regolare navale tra Paraná e Genova. Iniziò anche un’amichevole relazione tra i firmatari del trattato e furono frequenti gli scambi di cortesie e favori tra il ministro Gutiérrez e Cerruti. L’illustre cancelliere della Confederazione Argentina, conoscitore dell’Italia, espresse l’opinione che quello sabaudo era “il Governo più serio e