Il cinema italiano nel mercato internazionale Christopher Wagstaff 1. L’industria cinematografica italiana in Italia e in Europa Per affrontare la storia del cinema italiano occorre inevitabilmente circoscrivere, in una maniera o in un’altra, l’oggetto di studio: limitare il campo alla storia dell’industria cinematografica lascia aperti molti problemi. Il cinema italiano, visto come istituzione che produce film, li distribuisce in Italia e all’estero, li proietta insieme a quelli prodotti da altri e riscuote i proventi da tali attività, costringe lo storico a occuparsi di mercati, poiché è sul mercato che la merce viene scambiata. Più si indagano i mercati e più viene messa in discussione una delle determinazioni dell’oggetto di studio così delimitato: l’italianità. La storia del cinema italiano è stata inevitabilmente nazionalista, in quanto ha cercato di individuare film e pubblico in quanto italiani e di valutarli come prodotti di una cultura nazionale. In un certo senso, uno dei valori dei meriti dello storico coincide con uno dei valori attribuiti a un cinema nazionale: la conoscenza, da parte di una comunità, della propria storia. Nel dopoguerra, il mercato in cui ha operato il cinema italiano si è trasformato nel corso del tempo in maniera determinante. Nei primi due o tre anni si trattava di un cinema italiano in lotta contro la sopraffazione da parte del cinema americano, su un mercato italiano. Pochi film italiani penetravano in altri mercati e pochi finanziamenti stranieri condizionavano i film italiani. È possibile, in questa situazione, parlare del cinema «italiano» impegnato in un lotta per la sopravvivenza; non solo è possibile, ma la natura di molti film, il carattere del mercato e le forze operanti su quel mercato invitano a riconoscere in modo specifico il fenomeno che definiamo cinema italiano. A mano a mano che crebbe il numero dei film prodotti, e che sia i proventi sia gli investimenti cominciarono a venire dall’estero, il carattere italiano dell’industria venne messo in discussione. Paradossalmente, l’internazionalizzazione del mercato cinematografico che doveva intaccare l’italianità industriale del cinema italiano non fu il risultato dell’abbandono di atteggiamenti nazionalistici, ma al contrario