a rivalutare i vantaggi di una più equilibrata distribuzione delle responsabilità fiscali tra centro e periferia. Si è riscoperto, cioè, il valore del "vincolo di bilancio" come condizione per attivare un più efficace circuito di controllo tra elettori ed eletti e quindi per realizzare una migliore gestione complessiva delle risorse pubbliche. Va da sé, naturalmente, che più autonomia fiscale a livello sub-centrale complica il problema della programmazione nazionale sia finanziaria che per obiettivi in quanto introduce la necessità di un coordinamento tra diversi centri istituzionali. Ma queste difficoltà non sono insuperabili, anche se, come dimostra il caso tedesco (vedi l'esperienza del Consiglio per la pianificazione finanziaria), i risultati di breve periodo possono apparire modesti rispetto all'investimento di energie e di aspettative. La soluzione è da cercare probabilmente in un sapiente dosaggio di politica e amministrazione. Non ci si possono aspettare miracoli dalla sola introduzione di innovazioni istituzionali e amministrative. La dimensione tecnica della questione bilancio non può essere completamente separata dalla sua dimensione politica. Il bilancio è anche, e soprattutto, un fatto politico. Gli attuali problemi della spesa pubblica, a cominciare dalla sua dimensione e dalla sua rigidità, sono tali perché governanti e governati hanno spinto in questa direzione in un contesto di crescita economica che non poneva di per sé vincoli. Se questo è vero, ne consegue che il mutamento deve cominciare da qui. La ricerca di nuovi strumenti e di nuove procedure di elaborazione, di previsione e di controllo deve avere come scopo XXVI