Cosa si può fare 163 della massima flessibilità e, progressivamente, dell’utilizzo di nuove tecnologie educative, metodologie e didattiche che oggi consentono di accorciare i tempi di apprendimento e di accrescerne l’efficacia. La progettazione non richiede strutture pesanti: si tratta di analizzare e scomporre i principali mestieri di ciascuna macro-categoria1’’, di definire le conoscenze e le capacità necessarie, di costruire, conseguentemente un itinerario formativo tipo. In ogni caso, per non cadere nell’astratto, per evitare di avanzare idee che rischiano di restare tali, perché non accompagnate da idonee proposte di realizzazione, proponiamo che regioni come il Piemonte (ma non solo il Piemonte) avviino gradualmente questo nuovo circuito di F.P. attraverso progetti speciali finanziati in parte dal Fondo Sociale Europeo, concernenti, in un primo tempo, anche soltanto alcune tra le più promettenti “macrocategorie” del nuovo terziario. Crediamo che non mancheranno, se opportunamente sollecitati, i soggetti privati capaci di fornire l’expertise tecnica, la capacità formativa, il supporto gestionale a un’operazione del genere: la quale proprio perché basata - almeno agli inizi - su progetti e non su strutture pesanti, può avere il carattere di test per sondare l’effettivo interesse e le difficoltà di una formazione professionale di tipo nuovo, a larga diffusione. Un’unica avvertenza: non servono a nulla le micro-iniziative marginali per pochi eletti. Perché possa funzionare come test, il progetto di un nuovo circuito formativo deve essere “promosso”, deve cioè poter essere conosciuto dal grande pubblico, e poter contare su energie fresche che vedano in questo tipo di formazione professionale una sfida strategica da cogliere-politica, culturale ed economica - e non un’occasione di routine per dar vita o farsi finanziare qualche corso in più. Un’ultima osservazione: un circuito di formazione come quello ora accennato non può essere progettato in termini tradizionali. Cioè con corsi a tempo pieno di una certa durata. Ma proprio perché si tratta di qualcosa di nuovo, per di più articolato in corsi costituiti da moduli, fruibili anche separatamente perché ciascuna unità/modulo è organica e conclusa in sé stessa (pur se collegata logicamente ad altre in una sequenza volta a configurare un itinerario formativo), noi riteniamo che progettando il secondo circuito si potrebbe aprire un di- 25 25 Cfr ad esempio il sistema “ANATRA” (Analisi Training Addestrativo) messo a punto da FIAT-AUTO e da ISVOR-FIAT.