Samuel L. Baily Per quanti, come chi scrive, si interessano da molti anni delle dimensioni intemazionali e globali della migrazione italiana, ciò costituisce uno sviluppo positivo. Nondimeno, avanzo qualche perplessità su alcuni degli argomenti, delle definizioni e degli assunti utilizzati in questa letteratura. Prima di tutto, fino ad anni recenti, pochi degli autori che scrivevano di transnazionalismo avevano letto una parte significativa dell’ampia letteratura storica sulle migrazioni. Di conseguenza, possedevano una base molto limitata su cui fondare affermazioni che comparavano le migrazioni contemporanee con quelle di periodi antecedenti. Questa è la ragione per cui Basch e Glick Schiller poterono sostenere, per la maggior parte degli anni novanta, che il transnazionalismo rappresentava un fenomeno del tutto nuovo e che non era esistito nelle precedenti migrazioni dall’Europa e Alejandrò Portes, insieme ad altri, potè affermare nel 1999 che la maggior parte dei migranti precedenti unicamente «sognarono di fare ritorno» a casa e che questo sogno «alla fine svanì» (Glick Schiller, Basch e Szanton Blanc 1992, pp. 1-23; Basch, Glick Schiller e Szanton Blanc 1994, pp. 1-19; Portes 1999, p. 225). Fortunatamente, in questi ultimi anni alcuni dei propugnatori del transnazionalismo hanno cominciato a esaminare la produzione storica con maggiore attenzione e sono giunti alla conclusione che almeno alcune forme di ciò che essi chiamano transnazionalismo si sono manifestate nelle precedenti migrazioni dall’Europa2. Questo è un passo importante verso la giusta direzione, ma è necessario coinvolgere ancora più a fondo gli storici dell’immigrazione nella discussione corrente. Il suggerimento che propongo è che l’intero corpo di studi internazionali e globali sui migranti italiani possa essere di speciale interesse per gli studiosi del transnazionalismo contemporaneo. Come Rudolph Vecoli giustamente fece rilevare nel 1991, «La storia delle migrazioni per sua stessa natura richiede una prospettiva transna- 2 Robert C. Smith, per esempio, ha scritto un articolo che apre la strada a questo tema, in cui confronta la vita transnazionale di messicani provenienti dal villaggio di Ticuani che vivevano a New York nella seconda metà del XX secolo, a quella di immigrati svedesi del comune di Rattvik, che vivevano in Minnesota nella seconda metà del XIX secolo (Smith 2001, pp. 37-58; si veda anche Glick Schiller 1999; Foner 2002; Leviti 2001; Morawska 2003). 44