zione dei documenti visivi, è oggi sempre più evidente che le testimonianze visive (tra cui quelle cinematografiche) costituiscono una fonte insostituibile, e in prospettiva sempre più rilevante, per gli studiosi di gran parte delle discipline storiche e sociali. Non si può, in altre parole, nel ripensare al ruolo di queste strutture, prescindere dalle evoluzioni degli usi del materiale filmato: dal vecchio ed episodico uso della proiezione collettiva, «una tantum», della pellicola, si è passati alla necessità di usi professionali, spesso individuali, in cui la necessità di documentazione visiva può prevalere sui bisogni estetici o storico-artistici. Esiste, insomma, un pubblico di utenti «professionali» dell’immagine che non è più limitato agli storici del cinema e che ha esigenze molto rilevanti. b) gli usi ricreativi Né è da sottovalutare la rivoluzione che i media elettronici hanno introdotto nella dimensione stessa del divertimento, attraverso cui passa il rapporto tra uditorio di massa e immagine. In una società dove ogni anno vengono offerte sullo schermo di una qualunque abitazione circa cinquemila pellicole diverse, dove l’assortimento medio di un distributore di video-tape domestici è di quattromila titoli, dove il ruolo di riproposta della produzione passata è stato assunto da decine di cinema d’essai e cineclub, è chiaro che la proiezione collettiva, in saia, di qualche decina di pellicole all’anno non si può configurare come una risposta sufficiente, nemmeno ai soli bisogni di intrattenimento. Anche in questo caso bisogna accettare l’idea che l’utenza necessiti di servizi molto più personalizzati, «alla carta», rispetto alle vecchie presentazioni collettive: in questo diluvio di immagini, solo la possibilità di una selezione individuale altamente specializzata offre alla utenza motivi di interesse. In prospettiva, si deve offrire a ciascuno la possibilità di costruirsi le proprie «rassegne». c) gli usi formativi Va poi detto che l’equazione tra immagine audio-visiva e divertimento di massa è ridimensionata dal ruolo sempre più importante che i media visivi giocano nel campo della formazione, della didattica, ecc. Così che appare necessario tenere presente, accanto agli usi « ludici », individuali o collettivi, e a quelli « professionali», anche gli usi di formazione e informazione di massa che possono essere svolti dagli archivi di immagini audio-visive. È chiaro a questo punto che una mediateca non si configura soltanto come una istituzione di «conservazione», ma piuttosto come una struttura di servizio rivolta a fasce «alte» di utenza professionale, che deve quindi riconoscere l’importanza degli usi individuali accanto a quelli collettivi. 9