stringendo il Marocco (dal 1983 al 1992) e l’Algeria (dal 1991 a oggi) a ricorrere a rifinanziamenti e ristrutturazioni; la Tunisia ha attraversato nel 1986 una crisi di liquidità ma è riuscita a evitare la ristrutturazione del debito estero. Come in molti altri paesi in via di sviluppo, la crisi debitoria ha avviato una profonda revisione delle politiche economiche. Seppur con intensità diversa, tutto il Maghreb è rimasto a lungo caratterizzato dal ruolo dominante dello stato nell’economia e da un modello di sviluppo economico fondato sulla sostituzione delle importazioni (le esportazioni erano sostanzialmente limitate a pochi prodotti primari: idrocarburi e fosfati). Queste politiche economiche hanno imposto un crescente ricorso al finanziamento estero e si sono infine rivelate insostenibili. La crisi debitoria ha perciò indotto i paesi maghrebini ad avviare riforme economiche strutturali, orientate ad ampliare il ruolo del settore privato nell’economia e a incentivare le esportazioni di prodotti diversi da quelli primari. Le riforme strutturali hanno accresciuto l’importanza delle relazioni economiche con i paesi europei: l’adozione di un modello di sviluppo economico sostenuto dalle esportazioni ha infatti reso più rilevante il mercato di sbocco offerto dall’Europa. 2. Lo sviluppo dell’interscambio commerciale tra l’Unione Europea e il Maghreb Nell’ultimo decennio l’interscambio commerciale tra i paesi dell’Unione Europea2 e quelli maghrebini è stato influenzato essenzialmente da due fattori: la caduta nel 1986 del prezzo internazionale del petrolio e le riforme economiche strutturali adottate dai paesi maghrebini. La caduta del prezzo del petrolio ha determinato un netto calo delle importazioni comunitarie dall’Algeria e di conseguenza una riduzione del disavanzo commerciale strutturale che l’Unione Europea registra con l’Algeria (si veda la tab. 1). Anche le importazioni provenienti dalla Tunisia si sono ridotte nel 1986 a causa del calo del prezzo del petrolio, ma le successive riforme economiche hanno stimolato la diversificazione produttiva (si veda il paragrafo 2 del capitolo 2), permettendo alla Tunisia di accrescere le esportazioni verso l’Unione Europea. Le riforme economiche strutturalihanno avuto effetti favorevoli sulle esportazioni del Marocco e della Tunisia, che si sono notevolmente ampliate e la cui composizione merceologica è migliorata. Tuttavia, le misure di liberalizzazione hanno avuto un effetto almeno altrettanto forte sulle importazioni maghrebine, che sono nettamente aumentate con il progressivo smantellamento delle barriere tariffarie e non tariffarie. Di conseguenza, nonostante l’aumento delle esportazioni, i due paesi maghrebini non sono riusciti a riequilibrare la bilancia commerciale con l’Unione Europea. Nel 1992-93 l’avanzo commerciale dell’Unione Europea nei confronti di Marocco e Tunisia è anzi nettamente cresciuto (si vedano le tabb. 1 e 2). Questo peggioramento è in parte dovuto a fattori occasionali: le importazioni tunisine dall’Unione Europea sono state gonfiate dalle attrezzature necessarie ai nuovi progetti nel settore del gas (lo sfruttamento del giacimento di Miskar e il raddoppio del gasdotto ita-lo-algerino che attraversa la Tunisia). Tuttavia, come vedremo nel capitolo 2, il peggioramento è dovuto anche alla recessione europea che ha frenato le esportazioni 4