TecnoCity La percezione del mutamento nelle società umane, e di quello indotto dalla tecnologia in particolare, è sempre stata accompagnata da sentimenti contrastanti in chi si è trovato a viverne le fasi iniziali. L’ambivalenza delle aspettative di fronte all’innovazione è poi ancora più netta in un momento come l’attuale, in cui quello che per alcuni rappresenta un nuovo ciclo di sviluppo economico si innesta su (e per più versi convive con) una perdurante situazione di crisi. Così che l’onda tecnologica, ossia l’impetuoso accumularsi di innovazioni nei processi e nei prodotti, da un lato viene vissuta come minaccia per le conseguenze occupazionali e per i mutamenti nella divisione internazionale del lavoro, dall’altro come opportunità, per le nuove occasioni di sviluppo economico che essa sembra offrire, per i miglioramenti nella qualità della vita che essa sembra promettere. Timore e speranza, dunque, si mescolano in atteggiamenti contraddittori. Se dovessimo cercare un termine che descriva l’attitudine complessiva dell’opinione pubblica (e di parecchie élites) nei confronti delle novità tecnologiche non potremmo probabilmente trovarne uno migliore di quello di «disorientamento». Punti di riferimento, nel reale come neH’immaginario, che sembravano fissi si trovano messi in crisi, gerarchie e priorità consolidate sono messe in discussione, in una situazione in cui ciò che è vecchio non vuole morire e ciò che è nuovo fatica a nascere. Il disorientamento di fronte al mutamento è comunque un atteggiamento già più maturo di quello dominante fino a poco tempo fa: la sorpresa incredula e un po’ svagata. Che comunque rappresentava anch’essa un progresso rispetto all’indifferenza, riduttiva o, peggio, ispirata da ignoranza, che l’aveva proceduta. In ogni caso non ci interessa ricostruire questi atteggiamenti, o analizzare il loro succedersi. Quel che ci preme è invece lavorare per facilitare il passaggio ad una nuova attitudine: una diffusa capacità progettuale, che derivi dalla conoscenza razionale dei processi innovativi. La capacità di impadronirsi dei meccanismi dell’innovazione tecnologica in tutte le sue componenti, per poterla gestire vantaggiosamente è infatti la più cruciale sfida che il paese dovrà affrontare nei prossimi anni, ed essa non può nemmeno essere affrontata senza una massiccia infusione di razionalità progettuale negli atteggiamenti collettivi verso la tecnologia.