64 Capitolo quarto tri epigoni oscuri e dimenticati che non di rado realizzano tale collegamento avvalendosi in misura crescente delle risorse offerte da una vicenda reale e ben conosciuta dai destinatari del messaggio romanzesco. L'impianto narrativo s'impernia, almeno dai primi anni settanta, su di un modello robustamente nutrito di spunti e di suggestioni che derivano non solo dallo sforzo di traduzione da letterature straniere meglio attrezzate della nostra alla bisogna, ma anche dalla volontà, più e meno dichiarata, d'innestarvi, per renderle credibili e appetibili, le citazioni o la compiuta esposizione degli esempi nazionali quali il movimento emigratorio, con le sue mete e le sue vicende, offre sempre più numerosi. Risultano centrali, in tale recupero neanche poi tanto originale o misterioso, gli elementi desunti da una determinazione spaziale e geografica, che viene del resto accumulando su riviste e su giornali specializzati una messe consistente di dati e di informazioni2 e le scelte narrative volte a catturare l'attenzione del pubblico attraverso la ripresa di alcuni topoi di successo. Essi sono ispirati a un archetipo elementare: quello robinsoniano del naufragio e della lotta solitaria (di individui, ma anche, necessariamente, di gruppi) per la sopravvivenza in ambienti che possono essere, di volta in volta, l'«isola» dimenticata, le terre dell'Africa sconosciuta, ma anche le plaghe sperdute dei nuovi continenti australiano e americano, dove tra foreste e selvaggi si consuma il primo impatto di massa degli europei con una natura ignota o poco conosciuta e comunque tutta ancora da domare. Non che manchino, beninteso, la prosecuzione e la ripresa di un altro genere di approccio, ma sin d'ora il «modello Robinson» si intreccia visibilmente con quelli di una narrazione mirata a render conto, a preferenza, dell'aspetto certo più vistoso e affascinante di un fenomeno economico, sociale e demografico in atto e soprattutto dotato di caratteristiche alquanto più ampie. A romanzieri ed editori, in altre parole, non interessa tanto - o importa assai meno - indagare nell'insieme, con racconti e immagini, la già vasta tipologia e le articolate casistiche dell'emigrazione italiana all'estero, quanto utilizzarne un versante soltanto, quel- 2 Si vedano E. Gianmattei, «Il sistema dell'avventura e il settimanale di viaggi» in Aa. Vv., Scrivere l'avventura. Emilio Salgari, Torino, s. d. (ma 1980, Quaderni dell'Assessorato alla Cultura), pagg. 275-306; M. Bossi (a cura di), Notizie di viaggi lontani. L'esplorazione extraeuropea nei periodici del primo Ottocento (1815-1845), Napoli, Guida, 1984; I. Fumagalli, «I viaggi nelle riviste geografiche italiane dell'800» in Guglielmo Scaramellini (a cura di), Testi di viaggio e di geografia, Milano, Unicopli, 1985, pagg. 157-239. Più in generale sulla cultura geografica e i viaggi si veda E. Bianchi (a cura di), Geografie private. 1 resoconti di viaggio come lettura del territorio, Milano, Cirvi, 1985; sull'esotismo si veda Victor Segalen, Saggio sull'esotismo (un'estetica del diverso) seguito dal saggio sul misterioso, Ferrara, Gallio, 1983 e Francesco Surdich, Esplorazioni geografiche e sviluppo del colonialismo nell'età della rivoluzione industriale, Firenze, La Nuova Italia, 1979-1980.