2 Introduzione buto di storia della cultura, non sembra però che abbia appassionato, fatta eccezione per pochi e isolati cultori dei quali a tempo debito si dirà, la gran parte del nostro mondo intellettuale. Scrittori e letterati dapprima, critici e interpreti poi hanno sempre manifestato un'evidente ritrosia e una scarsissima disponibilità a prendere in considerazione, con mezzi a loro congeniali, i fenomeni derivanti, nelle aree di partenza come in quelle di arrivo, dall'emigrazione all'estero dei propri connazionali, per lo più operai e contadini usciti dal seno delle classi subalterne (ma non solo di quelle) dell'intera penisola. La stessa distinzione fra «letteratura dell'emigrazione» e «letteratura di emigrazione», emersa in ambito italianistico negli ultimi anni3 per impulso, fra l'altro, di specialisti stranieri come Jean Jacques Marchand, non ha favorito quell'adeguata fioritura di studi al riguardo che avrebbe aiutato quanto meno ad approfondire una cruciale riflessione sui rapporti fra invenzione e realtà o, in altra prospettiva, fra vita e letteratura nazionale durante alcuni decenni nevralgici della nostra storia. Le emigrazioni all'estero degli italiani e in particolare quelle rivolte alle Americhe e ai più remoti approdi transoceanici si svolgono, infatti, di pari passo con le vicende della nascita e del primo consolidamento dello Stato unitario promuovendo un'inevitabile interazione fra gli accadimenti reali e lo sforzo di descriverne (e di condizionarne) lo sviluppo compiuto «in versi e in prosa» da pubblicisti, poeti e romanzieri d'ineguale valore, ma accomunati dal dichiarato intento di razionalizzare e di orientare gli eventi verso uno sbocco nazionale comune. Tolto infatti il caso iniziale, ma anche sostanziale, dei riflessi avuti in ciò dalle ideologie antiemigrazionistiche e metaforicamente funerarie, il discorso letterario si sintonizza presto sulla lunghezza d'onda di un nazionalismo che forse alla lunga mancherà altri scopi in Italia, ma che non fallirà certo in quello di dotare prò tempore 3 Intendendosi con la prima il prodotto dell'attività letteraria degli emigrati e dei loro discendenti e con la seconda l'insieme delle opere «scritte in Italia o all'estero che hanno per tema l'emigrazione» (Jean Jacques Marchand, «Introduzione» in Id. (a cura di), La letteratura dell'emigrazione cit., p. XIX): si veda anche, sempre di Marchand, «Quando gli immigrati italiani si fanno poeti e scrittori» in Antonio Staiible (a cura di), Lingua e letteratura italiana in Svizzera, atti del convegno tenuto all'Università di Losanna, 21-23 maggio 1987, Bellinzona, Casagrande, 1989, pagg. 65-74 e Antonio Staiible, «La letteratura dell'immigrazione italiana in Svizzera» in I. Baldelli e B. M. Da Rif (a cura di), Lingua e letteratura italiana nel mondo oggi, atti del XIII Congresso dell'Associazione per gli studi di lingua e di letteratura italiana, Perugia, 30 maggio-3 giugno 1988, Firenze, Olschki, 1991, pagg. 457-79; si vedano inoltre le osservazioni più recenti di Jean Charles Vegliarne, «Representations, expressions (un apergu d'ensemble sur la culture italienne immigrée en France)» in A. Bechelloni, M. Dreyfus e P. Milza (a cura di), L'integration italienne au France. Un siècle deprésence italienne dans trois ré-gions frangaises (1880-1980), Paris, Editions Complexe, 1995, pagg. 107-22.