In Italia, 1'« expectations hypothesis » ha fino ad ora avuto un'eco molto scarsa a livello di verifica empirica. Come si è già notato, la variabile prezzi viene giustificata dai diversi Autori esclusivamente in funzione della scala mobile (36). Fa eccezione la funzione 2.2 in Appendice dovuta ad Onofri ('76), (37). Constatata la non significatività per il caso italiano di alcuni schemi tipici di formazione delle aspettative, Onofri ('76) introduce « lo scostamento delle variazioni dei prezzi nel più recente passato da un valore normale che si è ritenuto opportuno costruire sull'arco dei valori sperimentali per un periodo poco più lungo di un anno » (Onofri ('76) p. 148). Nell'equazione in questione « si è dunque conservato il saggio di variazione dei prezzi nell'anno che termina col trimestre precedente, al fine di cogliere l'effetto automatico della scala mobile, e si è supposto che le richieste salariali vengano autonomamente stimolate dall'andamento dei prezzi, quando questo accelera la propria dinamica » (Onofri ('76) p. 148)'. Secondo l'Autore, dunque, mancherebbe un vero e proprio fenomeno di aspettative. In realtà ci sembra che l'estraneità di questa variabile rispetto al concetto di formazione delle aspettative sussista solo in quanto si faccia riferimento agli schemi più comuni di formazione delle stesse (aspettative perfette, valore ritardato della variabile rilevante, aspettative adattive, etc.). Ci sembra invece che la variabile proposta da Onofri ('76) possa agevolmente rientrare in schemi più sofisticati di formazione delle aspettative ed in particolare nella ed. « gear hypothesis » proposta da Flemming ('76), (38).
Ritorniamo per un momento al lavoro di Onofri ('76) in cui si suppone « che il processo di formazione delle aspettative sia connesso all'andamento dei prezzi nel passato, (ma non si esplicita) un parametro di correzione delle aspettative ricercando semplicemente diverse distribuzioni dei ritardi» (Onofri ('76) p. 147). Le serie costruite fanno dunque tutte esplicito riferimento al tasso di variazione dei prezzi (ovverosia al livello del tasso di inflazione) e, come si è già detto, non risultano significative. Risulta invece significativa la variabile già citata che, si noti, non è altro che la
(36)	Ciò non toglie che soprattutto per gli anni più recenti si ottengano (cfr. funzione 1.6 in Appendice) risultati per nulla diversi da quelli ipotizzati da Friedman (cfr. Modigliani e Tarantelli (76)), anche se su diverse basi teoriche.
(37)	Per la verità la funzione citata è in Stagni (76) ma la sua formulazione è dovuta ad Onofri (76).
(38)	Cfr. in particolare il cap. 7.
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