Declino del valore economico dell’istruzione superiore nel sistema sociale americano (*) Per decenni l’istruzione ha rappresentato, negli Stati Uniti, uno dei fattori più importanti di promozione socioeconomica ed è stata parte integrante del "sogno americano" simboleggiato dal successo. Gli investimenti nell’istruzione da una parte offrivano agli individui l’opportunità di una mobilità sociale ascendente sotto forma di un più elevato livello di redditi e di status occupazionale, dall’altra fornivano al paese la manodopera qualificata necessaria allo sviluppo economico. Il valore che veniva attribuito all’istruzione spingeva i centri decisionali pubblici e privati a destinare all’istruzione quote sempre più consistenti del prodotto nazionale lordo (PNL) traducendo in realtà, per milioni di giovani, l’aspirazione all’istruzione superiore (college education) } Le analisi economiche dei costi-benefici dell’istruzione avvaloravano costantemente la teoria dominante secondo cui più si sviluppava il sistema scolastico migliori possibilità di sviluppo vi sarebbero state per il sistema in generale. Gli studiosi della teoria del "capitale umano", che consideravano l’istruzione come "investimento” in questo senso, paragonabile cioè agli altri investimenti di capitale, erano giunti alla conclusione che la scuola primaria, quella secondaria, e l’istruzione superiore a livello universitario producevano un alto tasso di redditività; tale quindi da giustificare l’espansione del sistema scolastico nel suo complesso.2 Nonostante il crescente livello di scolarizzazione della forza lavoro, per molto tempo non vi erano stati segni che indicassero la possibilità di un declino nella posizione economica relativa dei giovani in possesso di un titolo di istruzione superiore.3 Tuttavia gli sviluppi verificatisi fra il principio e la metà degli anni ’70 * Se il saggio di Richard B. Freeman è rivolto al declinante valore dell’istruzione superiore negli USA, ci sembra che il tema trattato interessi in modo particolare anche l’Italia dove, sebbene in altri termini, il fenomeno si ripropone. Il saggio viene pubblicato per gentile concessione dell’istituzione che lo ha promosso, l’Aspen Institute for Humanistic Studies di New York - una fondazione privata a carattere internazionale rivolta allo studio dei problemi e dei valori della vita contemporanea - cui va il nostro vivo ringraziamento. O Fra il 1951 ed il 1969 la percentuale di giovani (fra 18 e 19 anni) che si iscrivevano all’università è salita dal 20.4% al 44%. All’inizio del periodo, se ne iscrissero 336.000, alla fine 1.397.000 (cfr. US Bureau of thè Census, Current Population Reports, serie P-20, varie edizioni). (2) Tassi elevati sono stati riscontrati da G. Becker, Human Capital, New York, N.B.E.R., 1964, e da W. L. Hansen, "Total and Private Rates of Return to Investment in Schooling”, J.P.E., aprile 1963. Cfr. anche T. W. Schultz, The Economie Value of Education, New York, Columbia University Press, 1963. (!) Zvi Griliches, “Notes on thè Role of Education in Production Functions and 3