Le linee generali del dibattito I lavori del seminario, avviati da una relazione del prof. Franco Levi, dell'Università di Torino, sul tema «Presupposti e criteri del completamento dell'ordinamento regionale», hanno ruotato intorno ad una serie di temi affiorati negli interventi dei vari partecipanti. Da una parte si è tentato un bilancio intorno al problema della legittimazione e del consenso che la Regione ha saputo o meno coagulare intorno a sé nel suo rapporto con la comunità, con gli enti locali, con i vari gruppi sociali: intellettuali, imprenditori, sindacati. Al tempo stesso si è cercato di individuare, nelle grandi linee, il ruolo che la Regione dovrebbe svolgere nella società italiana. Dall'altra, nel panorama del contrastato, faticoso e finora incompleto processo di ampliamento delle funzioni delle Regioni, e nell'attesa dei decreti governativi, il seminario ha discusso intorno alle modalità dell'ampliamento dei poteri, a quali «filosofie» esso dovrebbe ispirarsi. Secondo Levi abbiamo di fronte tre alternative, cui corrispondono, come vedremo, altrettante «filosofie», fra le quali occorre operare una scelta: 1) il processo di completamento ed arricchimento delle funzioni regionali, ed il loro modo di essere nel futuro, deve essere ancorato al dettato costituzionale puro e semplice, così come espresso nell'art. 117, o interpretare questo in modo evolutivo (un «nucleo minimo» rispetto ad un'«area massima»), tenendo cioè presente lo spirito più che la lettera della Costituzione; 2) la Regione deve, invece, porre l'accento su una serie di funzioni, grosso modo definibili come promozione, sviluppo ed attuazione di servizi di tipo sociale-assisten-ziale; 3) oppure, in senso più innovativo, essa deve tendere ad essere sempre più un nuovo centro di aggregazione partecipativa, raccogliendo e rilanciando un certo tipo di istanze e di spinte dal basso, che già si avvertono chiaramente. Una «domanda» di partecipazione democratica, — e qui si è innestato direttamente un ulteriore grosso filone del dibattito — a rivendicare il «governo dell'economia» nel proprio territorio; sul tema a sua volta fortemente collegato e condizionato — in modo specularmente opposto — a quello delle «risorse» di cui la Regione dispone — o meglio, il più delle volte, non dispone. Altro argomento discusso è quello dei rapporti che la Regione deve stabilire con lo Stato da una parte, e con gli altri Enti locali dall'altra; e se e in qual modo questi rapporti devono essere considerati un 6