prendere che non poteva reclamarne per sé l'applicazione, senza reclamarla anche per gli altri, e che il cattolicesimo poteva vivere nel mondo moderno in sintonia con esso, senza più maledire "la civiltà e il progresso". Accettazione storica, dunque, provocata dalla consistenza e dalla irreversibilità dei risultati della rivoluzione borghese. La Chiesa aveva proceduto per graduali e circospetti adattamenti alla nuova situazione, nella quale gli Stati, i governi e i parlamenti le erano oramai estranei se non avversi. Che cosa fossero il mondo e il pensiero moderno, come si fosse arrivati a disintegrare molte delle sicurezze fondate nella filosofia dell'essere, lo stesso Vaticano I aveva dimostrato di non sapere, riducendosi ad assumere l'infallibilità pontificia come ultima trincea. Anche la prima democrazia cristiana e poi il partito di Sturzo nacquero, tutto sommato, a riparo di un'insufficienza filosofica e teologica di fondo e oramai secolare della Chiesa. 2. La dottrina sociale cristiana e le origini del partito popolare La tradizione cattolico-liberale, come già si è detto, non si identificò in alcun movimento cattolico organizzato, né divenne mai partito, come noi intendiamo oggi: non fu né club, né setta, né fazione politica. Fu un grande fatto culturale che ispirò determinate scelte politiche di cattolici appartenenti ai ceti borghesi più elevati e alla nobiltà, specialmente in Lombardia, Piemonte e Toscana. Fenomeno di classe dirigente, non di popolo, tanto meno di massa. Il movimento cattolico, invece, allorché si organizzò attorno alla difesa dei cosiddetti "diritti imprescrittibili" della Chiesa, non scelse una cultura, non adottò una ideologia; scelse come sua base materiale per l'azione la parrocchia, e come documenti orientativi le encicliche, i messaggi e i comandi o divieti dei Sommi Pontefici. Se vogliamo parlare proprio di cultura, dobbiamo riferirci, sempre per quanto riguarda il movimento cattolico organizzato, almeno nella prima fase, alla teologia tradizionalista, alla sociologia taparelliana, alla scuola neoscolastica napoletana, al profetismo biblico-romantico di De Maistre e Bonalc, e, per quanto riguarda il comportamento religioso, al grande filone del devozionismo alfon-siano, tutti elementi che rinviano a un modo religioso tridentino di vivere la religiosità, che mantiene ben ferma l'autorità della gerarchia, l'obbedienza usque ad sanguinem alla Chiesa, la consuetudine dei pellegrinaggi, il rispetto del patrimonio ecclesiastico, l'esaltazione del temporalismo della Santa Sede. 8