rati), così come il sorgere di nuove unità produttive con meno di 100 addetti.
Dai dati aggiornati al '76 forniti dallTJ.I.B. sul laniero locale risulta che dopo il 1971 il calo dimensionale coinvolge le classi con 250-500 e 500-1000 addetti, nelle quali erano precedentemente rifluite le aziende maggiori, in misura ancora più macroscopica: in 5 anni esse perdono, a vantaggio delle dimensioni inferiori, ben il 15 % degli occupati del comparto. In aumento è anche la quota rappresentata dalle aziende con meno di 10 addetti. A questo proposito notiamo che l'unica area tessile che negli ultimi 20 anni ha aumentato (più che raddoppiato - vedi tab. 6)
Tab. 6 - Variazione degli occupati nell'industria tessile dal 1951 al 1971.
1951	1961	1971
Italia 100,0	92,8	84,2
Provincia Vercelli 100,0	97,4	80,3
Provincia Vicenza 100,0	76,9	72,1
Provincia Firenze 100,0	146,9	207,0
Variazione degli occupati nell'industria	tessile	delle tre Provincie.
1951	1961	1971
Provincia Vercelli-Italia	9,3	9,8	8,9
Provincia Vicenza-Italia	4,8	4,0	4,1
Provincia Firenze-Italia	3,9	6,1	9,5
il numero dei propri occupati è l'area di Firenze (Prato) dove la dimensione artigianale rappresenta il 33 % (nel '71) del totale degli addetti del settore. Si aggiunga che la più recente legislazione che regola il lavoro a domicilio, equiparandone remunerazione e normative al lavoro dipendente, ha in genere moltiplicato il numero degli artigiani « ufficiali » (6), incrementando, agli effetti statistici, le quote di occupati nella classe delle aziende piccolissime. È peraltro oltremodo problematica una stima realistica delle dimensioni del lavoro a domicilio, e/o artigianale, non essendo rilevabile il complesso delle prestazioni di lavoro irregolare che lo alimenta.
(6) La legge 877 del '73 prevede che chi abbia almeno un dipendente venga considerato artigiano. E in molti casi il lavoro « artigiano » costa meno del lavoro a domicilio.
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