GIUSEPPE MASPOLI Docente di Economia e Politica Agraria all'Università di Torino Due linee di politica agraria. Questa è l'alternativa che si pone di fronte a chi ha funzioni di responsabilità per quanto concerne l'intervento pubblico nel settore agricolo. Si tratta di un dilemma - serio e, si potrebbe dire, drammatico - al quale non si è potuta sottrarre neppure la nuova Giunta della Regione Piemonte. La "Proposta di Piano regionale di Sviluppo 1976/80", nei capitoli riguardanti l'agricoltura, pare confermare questa affermazione. Vediamo i termini della questione. I dati che, più di altri, forniscono una visione sintetica della situazione, della dinamica e dei problemi dell'agricoltura piemontese, sono indubbiamente quelli relativi alla popolazione attiva nel settore. La proposta della Giunta regionale parte, infatti, dall'osservazione dei fenomeni occupazionali, dai quali emergono particolarmente le difficoltà che si presentano allo sviluppo dell'agricoltura. Dal dopoguerra ad oggi l'aspetto più rilevante delle vicende agricole è stato il massiccio decremento degli occupati: da 554.611 del censimento 1951 ai circa 221.000, stimati dall'iRES per Tanno 1976. Dal 33% al 12% dell'intera popolazione attiva piemontese. In Piemonte la diminuzione dell'occupazione agricola è risultata più accentuata rispetto al restante territorio italiano, sia per la maggior forza attrattiva esercitata dalle industrie locali, che per la diffusione, specie nelle aree collinari e montane, di situazioni strutturali assolutamente inadeguate e incapaci perciò di garantire un reddito sufficiente. La dimensione aziendale, correlata al grave grado di frazionamento della proprietà fondiaria (per non dire di altri preoccupanti fenomeni di "patologia fondiaria" come la frammentazione, la dispersione e la stessa polverizzazione), nel passato fu contemporaneamente causa ed effetto di una notevole pressione della troppo abbondante risorsa lavoro, in rapporto ad un terreno agrario estremamente scarso rispetto alle esigenze. L'esodo massiccio (o, più in generale, i processi di deruralizza-