tone, può così essere rappresentata. La produzione di lana è oggi una delle attività alternative del 'farmer' australiano e degli altri maggiori Paesi produttori, dove l'attività dell'azienda agricola è ormai incentrata su tre linee di produzione: lana, bestiame da carne, cerealicoltura e affini.
La ricerca del reddito ottimale dell'azienda rurale può suggerire, a seconda delle circostanze, una differente combinazione di queste produzioni.
Qualora fosse vera la circostanza che il mondo si avvia verso una gravissima crisi alimentare, e proprio la recente conferenza mondiale di Roma ne ha offerto una conferma, è plausibile una certa diminuzione del patrimonio mondiale « da tosa » a favore di altre produzioni agro-zootecniche destinate all'alimentazione umana.3 In questo caso, si accentuerebbe quella che è la caratteristica principale del mercato della lana, oggi; essere, cioè, tale fibra una « spe-cialty fibre » destinata a diventare, relativamente, se non sempre più rara, almeno sempre più cara.
Un discorso abbastanza analogo, anche se più sfumato, può farsi per il cotone. Anche in questo caso, infatti, la messa a coltura di nuove terre è ostacolata dall'esigenza di dedicare le maggiori risorse possibili alla soluzione del problema alimentare mondiale. La recente conferenza mondiale di Bucarest ha dimostrato che il cosiddetto problema del controllo demografico è ancora da risolvere « in origine » e che esso incontra seri ostacoli sul piano politico.
3 Alcuni Paesi hanno già deciso di aumentare gli stanziamenti dei loro aiuti alimentari: gli Stati Uniti porteranno i 5,4 milioni di tonnellate di cereali del 1974-75 a 6 milioni per il 1975-76; il Canada passerà a 1 milione di tonnellate, raddoppiando il livello del 1974-75; l'Australia arriverà a 350 mila tonnellate, incrementando di circa il 60%; la Svezia raddoppierà le sue attuali 35 mila tonnellate; la Comunità Europea dovrebbe portare il suo contributo a 1,64 milioni di tonnellate di cereali, contro gli attuali 1,3. Sono cifre gigantesche, che riflettono il disperato bisogno di cibo del mondo sottosviluppato. Bisogno che si è acuito nelle ultime stagioni a causa del sensibile calo nella produzione di grano, granturco e riso nel mondo, a seguito di una serie di cattive annate; del conseguente depauperamento delle riserve mondiali di cereali; della crisi economica che ha investito tutti i Paesi, ricchi e poveri; del sempre crescente aumento dei tassi di accrescimento della popolazione, che non riesce più da tempo a tenere il passo con l'incremento della produzione alimentare.
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