XIV INDUSTRIA E POTERE POLITICO
molta mano d’opera con il minimo di capitale investito per addetto.
    Ma la mano d’opera scarsamente attrezzata lavora a bassa produttività; e se lavora e produce a bassa produttività non può che essere retribuita a bassi salari. I bassi salari (cioè salari più bassi a sud che a nord ) sono però inapplicabili in un paese unitario. Se non provvedessero ad eguagliarli (almeno sulla carta) leggi, norme e contratti collettivi, vi provvederebbero i lavoratori andando a lavorare dove i salari sono più alti. I salari tendono dunque, grosso modo, a livellarsi. Ne segue che le imprese meridionali non possono dedicarsi ad attività labour intensive; devono anch’esse — come ogni altra — meccanizzare, automatizzare, razionalizzare: processi tutti che richiedono (capacità manageriali a parte) forti investimenti di capitale e provocano la espulsione di mano d’opera. In tal modo la logica economica è ristabilita; la mano d’opera rimasta lavora ad alta produttività e ottiene (o tende ad ottenere) alti salari; ma l’occupazione cala. Non per nulla l’industria salernitana, malgrado le iniezioni di capitale pubblico e privato, italiano e straniero, praticate nel decennio stagna da diversi anni sugli stessi livelli, senza riuscire a compensare i vuoti lasciati dal calo continuo dell’occupazione agricola.
    Il terzo errore, a saperlo analizzare e a poter agire, è il solo rimediabile. Per liberarsene bisogna incominciare col liberarsi del mito ottocentesco dell’industria (cioè del secondo errore). Non si riesce a capire perché un impianto siderurgico sia « sviluppo » e una cultura di pomodori o di garofani non lo siano.
0  perché una puzzolente raffineria di petrolio debba accrescere il benessere degli abitanti più di un impianto turistico.
    Con questo non voglio dire che il Sud debba sviluppare soltanto colture agricole e clubs Méditerranée. Voglio dire che si dovrebbe almeno incominciare a mettere in valore ciò di cui la natura ci ha generosamente dotati. C’era proprio bisogno che
1  calabresi andassero a scoprire a Bordighera e dintorni la vocazione della floricultura?
    A questo punto penso che si dovrebbe fare un passo più in là e censire tutte le industrie ad alta intensità di lavoro (cioè