fra le zone a civiltà e standard di vita europeo e quelle a società stagnante in villaggi a economia di sussistenza e cultura pre-Rinas cimento, ei i fenomeni di travaso o strozzatura che questa differenza di livello comporta nella dinamica della società italiana, sono un aspetto dell’attuale processo storico fondamentale per le prospettive di sviluppo di urta grande impresa. Con i suoi investimenti per impianti industriali e reti di distribuzione commerciale la Esso ha portato nel Mezzogiorno un cospicuo volume di finanziamenti e una considerevole spinta produttiva; la Rasiom ad Augusta, la più grande raffineria italiana (8 milioni di tonn/anno) e il più grande impianto europeo per lubrificanti selettivi (200.000 tonn/anno), è stata il motore primo per lo sviluppo della zona industriale di Catania-Siracusa che è oggi fra i casi più spettacolari di industrializzazione nel Mezzogiorno, Ma melle zone non suscettibili la spinta innovatrice non può consistere nella costruzione di raffinerie o di impianti su largai scala; è a queste zone appunto che si rivolge il Progetto Avigliano. 5. Il Progetto Avigliano verme preceduto nell’interesse della Esso per le zone montane del Mezzogiorno da una limitata azione di assistenza nel villaggio di S. Cataldo (comune di Bella, provincia di Potenza), noto per le condizioni di depressione (2). L’intervento della Esso era affidato in questi anni (1960-62) ad Aldo La Capra, di Potenza. Nel 1962, dopo tre anni di esperienza e avendo conosciuto ormai da vicino persone e problemi della zona, si ritenne opportuno ripensare criticamente il lavoro fino allora svolta e le prospettive del suo svolgimento. Il tema venne sottoposto a Manlio Rossi Doria, il cui consiglio a questo punto fu di abbandonare S. Cataldo, ove le caratteristiche dell’insediamento e le condizioni di vita facevano prevedere come possibile il dissolversi della comunità in un futuro più o meno prossimo, e, se la Esso intendeva occuparsi del Mezzogiorno povero, affrontarne i problemi su più larga scala con un progetto pilota di assistenza tecnica e sociale su una zona in via di trasformazione (e non di probabile dissolvimento, come S. Cataldo) per effetto dell’emigrazione. 6. La scelta di Avigliano per la localizzazione del Progetto fu naturale conseguenza del 'precedente lavoro: Avigliano è centro di gravitazione per il villaggio di S. Cataldo, e continuando così a lavorare nella zona si poteva capitalizzare quanto fino allora fatto. Rossi Doria, che conosceva bene Avigliano per avervi trascorso nel ,19/2 alami mesi di confino, confortò questa inclinazione considerando che Avigliano non aveva ancora subito a causa dell’emigrazione un processo di sfasciamento, che costituiva un centro urbano importante per tradizioni e per essere capitale di un piu vasto territorio (la « nazione aviglianese »), che il carattere dei suoi abitanti 5