CONTRIBUTI DI RICERCA 3. LE TENDENZE FUTURE DELLA POPOLAZIONE PIEMONTESE 3.1 Evoluzione demografica del Piemonte: una storia che si ripete? Storicamente la popolazione piemontese e la sua dinamica demografica sono state caratterizzate dalla tendenza all’invecchiamento e al calo della popolazione giovanile; una dinamica il cui condizionamento sullo sviluppo economico della regione rimane da indagare. Come in tutti i paesi occidentali sviluppati, anche in Piemonte ha avuto luogo la prima transizione demografica caratterizzata dalla discesa generalizzata della mortalità. In un primo momento si è trattato della mortalità infantile che ha contribuito, così, a ringiovanire la struttura demografica. In un secondo momento, invece, l’abbassamento della mortalità ha investito soprattutto le fasce di popolazione anziana, per effetto dell’aumento delle aspettative di vita in virtù del progresso in campo medico e sanitario. Questo ha prodotto l’invecchiamento della popolazione e l’innalzamento dell’età media, dando luogo a una serie di cambiamenti nei rapporti generazionali di cui si tratterà in seguito. A questo andamento ha contribuito anche il calo della natalità: infatti già nel 1949 il tasso di natalità scende al di sotto di quello di mortalità, dando luogo per la prima volta nella storia della demografia piemontese a un decremento di -0,5‰. Questo fenomeno non deve essere considerato un puro fatto di denatalità, ma anche il prodotto di un incremento di morti, dovuta al processo di invecchiamento della popolazione troppo a lungo impoverita nelle sue forze più giovani ed attive non solo a causa dei conflitti mondiali, ma anche dal flusso emigratorio3. In una popolazione caratterizzata da notevoli emigrazioni “la propensione a spostarsi o anche il senso di instabilità associato con la percezione di una decadenza del tessuto sociale possono essere fattori che inducono al rinvio del matrimonio o a un maggior ricorso a metodi di controllo delle nascite per diminuire gli ostacoli alla mobilità”4. Se questo decremento naturale risulta essere coerente con l’evoluzione demografica che ha caratterizzato il Piemonte dal primo decennio del secolo scorso in avanti, esso si discosta molto dalle altre regioni (eccetto la Liguria), rendendo evidente il carattere anticipatorio dell’andamento demografico regionale rispetto alla media nazionale. I movimenti migratori degli anni cinquanta e sessanta sono stati l’elemento principale del ricambio della popolazione piemontese e dell’interruzione del decremento demografico. Tra il 1958 e il 1972 si registra un incremento di popolazione del 18,7%, un aumento del tasso di fecondità totale (il TFT passa dal 1,5 nel 1952 al 2,2 nel 1964, mantenendosi al di sopra del tasso di sostituzione5 per tutto il periodo) a cui contribuisce anche l’aumento della fecondità autoctona, con il conseguente saldo naturale positivo (nel 1953 il numero delle nascite si attesta intorno alle 39mila unità circa, nel 1964 tale valore supera le 65mila unità). In ultimo, si verifica anche un aumento del numero di matrimoni (nel 1958 si celebrano circa 25mila matrimoni, nel 1972 se ne celebrano più di 31mila) che ha avuto un probabile impatto positivo sulle nascite. Gli anni settanta e ottanta sono caratterizzati, invece, da flussi migratori assai ridotti (fino a raggiungere saldi negativi intensi nella prima metà degli anni ottanta), la natalità torna a diminuire significativamente e di conseguenza il saldo naturale ricomincia ad assumere valori negativi fino a quando, nel 1977, si registra la prima variazione negativa di popolazione. Gli anni ottanta incominciano, però, anche a far intravedere l’inizio di un Gili Borghet A.M., (1978), Studi geografici sulla popolazione del Piemonte, CE.S.VIET., Milano. Livi Bacci M., (1977), A History of Italian Fertility during the Last Two Centuries, Princeton University Press, Princeton. Trad. it. (1980), Donna, fecondità e figli, il Mulino, Bologna, p. 108. 5 Il tasso di fecondità totale pari a 2,1 costituisce il valore che permette il ricambio generazionale di una popolazione. 3 4 7