Tuttavia, perché non si pensi che questa sollecitazione è ispirata da quel-1 affetto per le questioni metodologiche e per le esperienze che spesso annebbia la visuale degli operatori sociali, ci richiamiamo ai gravi motivi che consigliano questo intervento in ambedue le zone montane di Potenza, ai 75.000 addetti agricoli che dovrebbero ridursi a 20.000 e trovare lavoro altrove.
   Lo sviluppo del settore artigianale del legno, come scrive il dr. Massei, « oppoi tunamente aiutato ed indirizzato, dovrebbe tendere a costituire in Avigliano una di quelle concentrazioni di piccole aziende di cui vi sono già esempi nel centro-nord, per una produzione di qualità, ben caratterizzata. Non è azzardato pensare che alcune centinaia di unità lavorative potrebbero trovare lavoro nei prossimi anni in questo settore.
   Il successo dell’azione con i telai potrebbe spingere altri imprenditori ad attuare qualcuno dei progetti di ” fattibilità ” che si stanno approntando: giocattoli, taglio delle pietre dure, stoviglieria.
   Il consolidamento delle industrie della pietra da copertura potrebbe portare da 150 a 250 gli addetti alle due imprese, ed assicurare redditi migliori ».
   Altri 150 posti di lavoro si presentano con l’apertura dello stabilimento per la produzione di imballaggi industriali di carta e cartone, di cui si è parlato nella prima parte di questo studio. Non è escluso che altre imprese seguano, in una zona che presenta infrastrutture ormai sufficienti e dove la laboriosità, l’intelligenza e lo spirito di iniziativa sono caratteristiche peculiari della popolazione.
   E chiaro che siamo nell’ordine delle piccole cifre e questo è un grosso ostacolo di carattere culturale e politico, in un Paese in cui si spendono con più facilità i miliardi che le migliaia di lire, e in cui il controllo dello Stato si accanisce sui piccoli contributi, trascurando tutto il resto.
   Sono piccole cifre i posti di lavoro che si possono pazientemente creare nel campo delle attività extragricole e piccole cifre gli investimenti che si possono prevedere per dare vita a queste iniziative. Ma la somma di queste piccole cifre, paese per paese, costituisce forse la soluzione dei problemi delle zone che finalmente ci siamo decisi a chiamare « povere ».
   Chi guarda con sufficienza a questi nostri interventi, perché le cifre sono piccole e gli interventi forse ancora inadeguati, dimentica che il miracolo economico non è passato e non passerà da queste parti e che attualmente da queste parti le famiglie degli addetti all’agricoltura sopravvivono per l’apporto aleatorio e saltuario di chi lavora nelle attività extragricole: in questa famiglia media in cui ben tre persone lavorano (due in campagna e una nelle attività extragricole) si mette insieme un reddito medio di poco più di 50.000 lire mensili. Questo dato che non dobbiamo dimenticare ci dice quanto poco renda il lavoro agricolo e impone una scrupolosa riflessione sulla necessità di consolidare in tutti i modi le occupazioni nel settore extragrieolo, rendendole meno aleatorie e saltuarie.
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