CONTRIBUTI DI RICERCA aspetto, la ridotta disponibilità a livello regionale di serie storiche trimestrali e mensili limita in maniera drastica la possibilità di applicare le metodologie statistiche proposte dall'econometria accademica, che richiedono serie storiche lunghe. Per quanto riguarda il secondo aspetto, la predilezione della ricerca accademica per tecniche derivanti dalla teoria delle serie storiche, come ad esempio i modelli VAR ed i test di cointegrazione ampiamente utilizzati in macroeconomia (cfr. [8])1, si scontra con la necessità di ottenere analisi di impatto e scenari di previsione condizionati ad ipotesi sulla dinamica delle determinanti di base dell'economia regionale (demografia, commercio estero, ...). I modelli VAR e quelli da essi derivati in generale non possono essere utilizzati per l'analisi di impatto e producono previsioni incondizionate, basate cioè solo sulle informazioni contenute nelle serie storiche utilizzate nella loro costruzione (cfr. [15]). Il progetto relativo al Piemonte si basa ampiamente sulla tradizione dei modelli macroeconometrici (cfr. [22]) ed utilizza a livello operativo un programma econometrico specializzato per la costruzione di modelli di grandi dimensioni (cfr. [23]). Il modello econometrico per il Piemonte, che nell'attuale versione operativa2, comprende oltre 400 equazioni (oltre 100 stimate), è articolato in 8 blocchi ed è stato stimato su serie storiche annuali disponibili dal 1970 all'anno più recente (cfr. oltre). Il modello disaggrega l'economia regionale in 16 settori di attività, distingue le spese per consumi delle famiglie in 8 capitoli di spesa ed articola il conto del reddito disponibile delle famiglie in 6 componenti. Si tratta dunque di un modello di grandi dimensioni, che viene presentato in modo esaustivo in questa sede, discutendo con un dettaglio relativamente ampio le sue caratteristiche, senza scendere però ad una descrizione dei dettagli operativi della gestione dello strumento, aspetto che è documentato a parte (cfr. [24]). È invece parso importante documentare in maniera più puntuale la base informativa che sta alla base del modello e che ne vincola la struttura e gli utilizzi. La presentazione segue in sostanza le fasi di costruzione del modello, che possono essere così definite: – La costruzione della base informativa che il modello utilizza (cfr. Cap. 2). Si tratta di un'attività critica, che influenza in modo determinante la struttura del modello e le procedure di stima che è possibile adottare. La qualità della base informativa ed il suo aggiornamento hanno inoltre un'influenza determinante sulla qualità delle previsioni e delle analisi di impatto. – La definizione della struttura del modello (cfr. Cap. 3), ovvero l'individuazione delle equazioni stocatistiche e deterministiche che nel loro insieme costituiscono la rappresentazione semplificata del sistema economico regionale. In questa fase è stato affrontato il problema della stima delle equazioni stocastiche, ma prima ancora è stato necessario definire lo schema del funzionamento dell'economia regionale ed in particolare decidere quali fenomeni sono spiegati dal modello (variabili endogene) e quali invece sono assunti come determinati all'esterno del modello (variabili esogene). Si tratta di una fase particolarmente delicata, che deve tenere conto di diversi fattori, quali i suggerimenti delle teorie sullo sviluppo regionale, i risultati di analisi precedenti, le conoscenze sulla struttura dell'economia regionale ed i vincoli dell'informazione economica. – L'analisi delle proprietà dinamiche del modello (cfr. Cap. 4), ovvero della capacità di generare soluzioni stabili, di produrre errori di previsione contenuti e di reagire in modo corretto a shock sulle variabili esogene. Mentre nella ricerca econometrica accademica la validazione del modello è di norma incentrata sull'applicazione di test statistici alle Non mancano comunque esempi di applicazione di queste tecniche anche a modelli regionali. Cfr. ad esempio [13] e [14]. 2 Si tratta del modello aggiornato al 27 maggio 2005. 1 6