dall’interazione umana (inquinamento, danni alle persone e alle cose causati da incidenti
ecc.).
Lo Stato può cercare di controllare il disordine sociale sia con un intervento diretto, ad
esempio con la regolamentazione, sia rafforzando il ruolo dell’iniziativa privata. A livello
schematico le strategie pubbliche di controllo del disordine possono basarsi su quattro
strumenti: la disciplina del mercato, l’iniziativa legale dei soggetti attraverso il sistema
giudiziario, la regolamentazione pubblica, e la proprietà pubblica delle imprese (Djankov et
al., 2003).
Sulla frontiera della possibilità istituzionale della figura 1 sono rappresentati questi
strumenti: è evidente che al crescere dell’intervento pubblico aumentano i costi sociali
connessi alla dittatura, mentre diminuiscono i costi sociali relativi al disordine. Nella realtà, i
quattro strumenti possono agire simultaneamente.
Ad esempio, la lotta alle rendite private può essere fatta dalla competizione, ossia dal
mercato su iniziativa privata con l’ausilio della regolamentazione pubblica. Analogamente le
esternalità negative, oltre che con la regolamentazione pubblica, possono essere contrastate
dall’iniziativa privata che attiva l’uso di regole pubbliche (in caso di danno, ad esempio, la
parte lesa può citare in giudizio il presunto colpevole al fine di ottenere un risarcimento).
Un discorso simile vale per il funzionamento del mercato finanziario su cui le società di
capitali emettono azioni ed obbligazioni. Anche su questo mercato, fondamentale per la
crescita economica dei Paesi più avanzati, possono operare simultaneamente i diversi
strumenti. Ogni società emittente ha una propria reputazione sul mercato, certificata dalle
agenzie indipendenti di rating, in merito alla propria solvibilità.16
Il mercato, in tal modo, contribuisce ad autoregolarsi. Il sottoscrittore che si ritiene
ingannato dall’emittente può ricorrere al sistema giudiziario per tutelare i propri interessi,
attivando così l’intervento dello Stato.
Infine, lo Stato, data la diversità di potere contrattuale fra emittente e sottoscrittore, può
agire direttamente sul mercato finanziario attraverso apposite agenzie pubbliche (in Italia si
pensi alla Consob) incaricate di reperire e controllare le informazioni fornite al mercato
dagli emittenti (siamo in questo caso in presenza di una forma di regolamentazione
pubblica).
L’esempio del mercato finanziario, schematicamente presentato, evidenzia che la
regolamentazione pubblica implica un intervento diretto di controllo del potenziale
disordine sociale che limita fortemente la discrezionalità delle parti. Una soluzione estrema
al disordine si può avere qualora lo Stato scegliesse di nazionalizzare l’attività economica
potenzialmente fonte di disordine.
Il controllo del mercato sul potenziale disordine consente un risparmio di risorse pubbliche
ed evita i costi sociali della dittatura.
Inoltre, il mercato non favorisce il fenomeno della corruzione ed evita che l’intervento dei
gruppi di pressione comporti l’adozione di regole pubbliche mirate a privilegiare interessi di
parte. Il mercato, naturalmente, può rivelarsi insufficiente a contrastare il disordine in
quanto, in presenza di imperfezioni nel mercato stesso (monopolio, asimmetria informativa
ecc.), i soggetti possono avere l’incentivo a sfruttare a fini privati (con danni per terzi) il
loro maggiore potere.

sfruttare tali informazioni a fini privati con conseguente riduzione dell’utilità dei soggetti con cui interagisce.
In tal caso, può essere giustificato un intervento pubblico mirato a controllare l’uso delle informazioni.
16 Le imprese emittenti operano in condizioni di asimmetria informativa: hanno informazioni maggiori e
migliori sulle proprie condizioni economiche e finanziarie, oltre che sulle proprie prospettive economiche.
Possono abusare dell’asimmetria informativa per ingannare i sottoscrittori. Così facendo, però, mettono a
repentaglio la propria reputazione e accrescono le difficoltà di finanziamento sul mercato.
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