CONTRIBUTI DI RICERCA

attraverso la ricognizione che potrebbero trovare, proprio in una struttura come
l’Osservatorio regionale, una risposta adeguata:
1) Il senso di un Osservatorio regionale sui giovani è comprensibile alla luce del fatto che,
nonostante le risorse già attive, risulta ancora carente una conoscenza approfondita e
globale dei giovani, una conoscenza di tipo dinamico, costruita insieme alle risorse del
territorio e ai giovani stessi, che sia in grado di cogliere la dinamicità del mondo
giovanile, delle variazioni che intervengono nel corso di pochi anni a riguardo a
interessi, abitudini, attività, e che aiuti a conoscere anche le esperienze positive che
vivono i giovani e che permettono loro di crescere e di divenire adulti. Seppur
complesso, occorre uno spazio di ricerca permanente per cogliere il peso di alcune
variabili, quali ad esempio il genere, il territorio, la nazionalità, il titolo di studio, nello
sviluppo dei percorsi di vita e delle scelte che i giovani piemontesi compiono.
2) Il senso di un Osservatorio regionale sui giovani può essere individuato anche nella
necessità di dare maggior consistenza e consolidamento alle politiche giovanili delle
istituzioni, troppo spesso fragili e discontinue per mancanza di risorse economiche ma
anche per la carenza di supporti tecnici e culturali. Dare voce alle esperienze, ricostruire
buone prassi, mettere a fuoco le criticità tecniche e metodologiche può costituire una
risorsa per il processo di crescita professionale e culturale degli attori delle politiche
rivolte ai giovani e con essi delle molteplici azioni, interventi e progetti che per loro
sono predisposti.
3) Infine il senso di un Osservatorio regionale sui giovani può essere trovato
nell’immaginarlo come soggetto che entra in relazione con le realtà di osservatori già
esistenti, ne valorizza il ruolo e i prodotti, crea nuove prospettive di connessione e
collaborazione a livello regionale e provinciale. In specifico ciò può avvenire proprio in
funzione dell’interesse tematico – i giovani e le politiche a loro rivolti – che può
permettere di integrare molteplici punti di vista ed informazioni settoriali.
Tutto ciò potrebbe essere utile sia a chi è chiamato ad assumere decisioni nei processi
programmatori di tipo politico, tecnico o culturale a livello regionale, provinciale,
comunale, sia anche ai molti soggetti della società civile (associazioni, enti, fondazioni,
cooperative) che operano direttamente con i giovani.
La prospettiva di fondo in cui si inscrive la proposta qui formulata, infatti, individua nella
disponibilità di dati ed informazioni una delle condizioni influenti nei processi decisionali
insieme ad altri, pur consci che le scelte politiche non necessariamente sono il frutto di
processi razionali, nei quali i dati di sfondo assumono un ruolo preminente.
Le condizioni essenziali per poter rendere effettivamente praticabile questa prospettiva sono
tre:
• l’attendibilità e la validità dei dati raccolti e trattati, che si tratti di dati sia di tipo
quantitativo sia di tipo qualitativo;
• il coinvolgimento e la partecipazione dei giovani – così come dei soggetti politici e
tecnici coinvolti nei servizi e nei progetti – nella costruzione dei dati che li riguardano;
• la capacità di costruire strategie comunicative efficaci nei confronti dei decisori politici,
dei decisori tecnici e delle comunità locali per delineare nuove prospettive delle relazioni
tra generazioni nelle diverse comunità locali piemontesi.

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