Per contro non è auspicabile una completa discontinuità chimica
tra fibra e matrice, e quindi l‘assenza di una zona di
interazione, in quanto tra le due fasi occorre un legame molto
forte per consentire agli agenti rinforzanti di assolvere nella
misura più ampia al proprio compito. La complessità dei
problemi all'interfaccia, ivi compresi quelli legati alle
variazioni microstrutturali della matrice provocate dai
rinforzanti e quelli connessi con una differente cinetica di
interazione a seconda che questa si verifichi al di sopra o al
di sotto della temperatura di trasformazione a '9 $, ha dato
origine a numerose ricerche i cui risultati possono essere

raggruppati sulla base del tipo di rinforzante coinvolto.

Caso delle fibre di boro

Occorre premettere che l‘impiego di semplici fibre di boro
conduce a risultati poco affidabili in quanto questo elemento
ha un'alta affinità per i metalli e, se la temperatura è
sufficientemente elevata, diffonde attraverso il reticolo
cristallino delle fasi che si formano all'interfaccia per
reagire con essi in modo eccessivo. Per contrastare questa
diffusione vengono interposte tra fibra a matrice barriere di
B4C, Sic, BN, BTi ottenute o per deposizione di vapori sulle
fibre o per reazione di queste con certi elementi presenti
nella matrice.

Per quanto concerne la natura dei costituenti l'interfaccia si
è osservato, nel caso semplice di compositi realizzati con
fibre di boro disperse in titanio puro (3) (14), che la zona di
reazione è formata da una soluzione solida di titanio nel boro
amorfo, da un diboruro con vacanze di boro di composizione
Variabile da TiBng5 a TiBLyl e da cristalli aghi formi di un
monoboruro non stechiometrico di composizione media TiBme…
Nel caso invece di fibre di boro disperse in una lega bifasica
Ti—6Al—4V è stata osservata una soluzione solida ternaria

B(Ti,v) oppure, secondo altri (15), sia TiB ortorombico, gruppo

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