Il sistema regionale d’innovazione

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L’esiguo numero di PMI innovative potrebbe essere aumentato
favorendo lo spin-off dalle istituzioni di ricerca tramite l’uso della
“aspettativa” o del “licenziamento a termine”: il ricercatore che fallisce nel mercato dei prodotti potrebbe rientrare automaticamente nel
“mercato” della ricerca pubblica (in quanto il fallimento imprenditoriale non pone necessariamente in dubbio le sue capacità scientifiche).
Soprattutto nel caso del Piemonte, ove la figura trainante della
grande impresa ha un valore concreto, e non semplicemente storico,
è possibile aumentare gli stimoli all’innovazione delle PMI intervenendo sul rapporto di fornitura tra grande e piccola dimensione: le
normali agevolazioni per la ricerca potrebbero essere “aumentate”
se venissero utilizzate all’interno del co-design, del co-engineering,
del co-sviluppo di nuovi prodotti e processi, e di tutte le altre forme
di innovazione organizzativa oggi esistenti nella fornitura moderna
(just-in-time, EDI-EDP, intranet, ecc.).
Infine, la scarsa attenzione della PMI nei confronti dell’innovazione potrebbe essere ridotta consentendo al piccolo imprenditore un
più facile accesso agli strumenti normativi che trasformano l’innovazione in profitti, ad esempio sovvenzionando le spese per il deposito
del brevetto e per le pratiche/consulenze ad esso finalizzate.
Tali piccole modifiche da introdurre nell’attuale apparato normativo andrebbero a sommarsi a tutte le proposte “quantitative” e
istituzionali già avanzate dal dibattito economico: maggiori investimenti pubblici, maggiori incentivi finanziari per i privati, creazione
di istituti pubblici di eccellenza, ruolo del venture capital.
Sul piano istituzionale va ricordato che, essendo la conoscenza
un bene quasi-pubblico, nel senso che l’imprenditore che investe in
ricerca ha difficoltà oggettive ad appropriarsi di tutti i risultati del
suo investimento, il suo sviluppo è favorito da strategie di tipo cooperativo. Infatti, per raggiungere un adeguato livello di innovazione
nelle imprese occorre che tutto il sistema paese (ed il sistema-regione) sia indirizzato verso tale obiettivo: una sede di confronto permanente tra gli attori locali coinvolti sul fronte dell’innovazione,
quali università, enti di ricerca, associazioni imprenditoriali, enti
locali, potrebbe evitare avanzamenti asimmetrici sul fronte dell’intervento pubblico e produrre sinergie tra i diversi ambiti.
Tutto ciò è comunque soggetto ai normali vincoli finanziari delle
scarse risorse pubbliche dedicate allo sviluppo locale. In questo contesto, il processo di decentramento dell’intervento pubblico, attuato tramite i provvedimenti Bassanini (l. 15/3/1997 n. 59) e Bersani
(l. 266/97) ha trasferito competenze e risorse alla Regione Piemonte. Dal 2000 vi sono risorse statali trasferite al Piemonte in materia
di agevolazioni alle imprese, e che si riferiscono al suddetto processo di decentramento, che possono essere stimate in circa 72 milioni
di euro per il 2000 e 80 milioni di euro per il 2001.