SCENARI di sviluppo e competitività per le imprese della regione, a patto di saper aumentare la presenza delle imprese piemontesi in quei paesi e, al tempo stesso, stare al passo con un progressivo e rapido cambiamento nei vantaggi comparati relativi. L’integrazione internazionale e il futuro del Piemonte La concorrenza dei paesi in via di sviluppo (PVS), la forza dell’euro e la produttività stagnante, hanno causato negli ultimi anni una perdita delle quote dell’Italia sui principali mercati. Questa si è manifestata anche sul mercato europeo, dove ha meno pesato negli ultimi anni l’effetto della rivalutazione del cambio. Nel frattempo la Francia e la Germania hanno saputo conservare o aumentare le proprie esportazioni attraverso una riqualificazione delle produzioni. Prevalgono le ragioni per valutare l’allargamento dell’Unione Europea più come opportunità che come minaccia Per contrastare l’indebolimento competitivo italiano – non solo a causa della crescente competizione dei PVS ma anche dei paesi avanzati – si rivela di cruciale importanza la messa in atto di nuove strategie che intensifichino il grado di integrazione internazionale, con un maggior radicamento sui mercati e una maggior integrazione produttiva a livello internazionale. La necessità della proiezione internazionale dell’economia regionale si pone anche per un altro motivo: il Piemonte, regione matura, non può crescere significativamente dal punto di vista quantitativo. Di qui la necessità di ricollocarsi verso specializzazioni post-manifatturiere e di esplicare il potenziale che lo sviluppo di un’economia della conoscenza consente. Si dovrà assumere, nelle prospettive della regione, la diminuzione o, comunque, la stabilizzazione della quota del valore aggiunto 18 I N F O R M A I R E S , A N N O X V I , N . nei settori tradizionali; si potranno indubbiamente rafforzare talune specializzazioni e nuove attività manifatturiere, ma solo in produzioni ad alto valore aggiunto e contenuto tecnologico. Occorrerà governare i processi di delocalizzazione di numerose fasi produttive delle imprese, in modo da contenerne gli aspetti traumatici o evitare le situazioni di rottura che queste possono innescare del tessuto produttivo regionale. L’apertura internazionale delle nostre imprese attraverso gli investimenti all’estero suscita preoccupazione per le possibili delocalizzazioni, le quali sovente determinano perdite immediate di posti di lavoro. Essa può invece essere considerata positivamente alla luce della nuova divisione internazionale del lavoro, e le eventuali delocalizzazioni devono essere la premessa per il rafforzamento della struttura produttiva regionale e per l’espansione delle attività a maggior valore aggiunto, massimizzando i guadagni di un gioco di per sé a somma positiva. Gli investimenti piemontesi all’estero, che testimoniano il dinamismo delle nostre imprese e lo rafforzano, non vanno confusi con la perdita di competitività o con la marginalizzazione del nostro sistema produttivo. Questo è un problema per l’economia europea e italiana che sarebbe aggravato da effimere chiusure localistiche o illusioni protezionistiche. Risulta fondamentale la messa in atto di nuove strategie che intensifichino il grado di integrazione internazionale, con un maggior radicamento sui mercati e una maggior integrazione produttiva a livello internazionale Le difficoltà della grande impresa fanno emergere il potenziale locale costituito dalle medie imprese e dalle produzioni distrettuali di cui il Piemonte è ricco. Ciò induce anche a prospettare come necessaria un’azione di internazionalizzazione diffusa dell’intero 2 8 , M A G G I O 2 0 0 5