SCENARI no delle transazioni su scala planetaria, aumento dell’intensità di ricerca e delle relazioni con i centri mondiali della tecnologia, progressivo aumento dell’export di servizi, sviluppo di competenze spendibili sul mercato extraregionale nell’ambito dei servizi pubblici (formazione, sanità, trasporti e comunicazioni, energia, ambiente), definitiva affermazione del polo finanziario. In questo percorso, il Piemonte confermerebbe la sua tradizionale vocazione all’export, in un quadro post-manifatturiero e di progressiva “dematerializzazione” dell’economia, avvicinandosi al modello delle economie nordeuropee o delle metropoli statunitensi. Ci si può chiedere quanto sia praticabile un sentiero evolutivo di questo tipo. La risposta è che esso richiede certamente uno sforzo impegnativo, il quale, tuttavia, è quello più corrispondente alle vocazioni storiche del Piemonte ed è stato percorso da altre aree con un analogo passato manifatturiero. Un altro interrogativo appropriato è se esso sarebbe in grado di risolvere in modo adeguato i problemi strutturali della regione: presumibilmente, contribuirebbe a migliorarne più gli aspetti economico-competitivi che quelli sociodemografici. Un possibile risvolto negativo di un simile percorso è infatti costituito dal suo probabile effetto “selettivo” e dal dualismo economico e sociale che ne deriverebbe, nello sforzo di agganciare la competizione internazionale almeno con le componenti più dinamiche del sistema regionale. I problemi di riequilibrio sociodemografico di cui si è parlato non verrebbero risolti, ma in qualche misura aggravati, per lo stress delle prove com- Tullio Crali, Dalla carlinga, 1939, olio su tela, 60 x 80, collezione privata. 12 I N F O R M A I R E S , A N N O X V I , N . 2 8 , M A G G I O 2 0 0 5