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                 2. I Gregorini
                 Gli austriaci, che dominavano la zona attraverso il Regno Lombardo-Veneto, non trovarono di meglio che restituire, nel 1834, gli impianti del Tinazzo all’iniziativa privata, ma nulla si sa di preciso fino al 1856, quando entrano in scena i Gregorini, ò per meglio dire il cavaliere Andrea Gregorini, da Vezza in Val Camonica, che fu veramente il creatore della moderna industria siderurgica a Lovere. Nell’archivio Italsider abbiamo qualche documento originale molto interessante, a proposito della decisione del Gregorini di lasciare la patria Vezza per impiantare la fabbrica a Lovere: ad esempio, un foglio scritto su mezza facciata, con calligrafia discutibile, e tanto di marca da settantacinque centesimi, e bollo delFImperial Reai Commissariato, col quale la «sottoscritta deputazione comunale di Vezza dichiara risultare che il signor Gio. Andrea Gregorini di qui ha fatto acquisto della ex Regia Fabbrica falci in Castro con l’idea di colà trasportare, e concentrare, i lavori in acciaio e ferro duro che esercita nelle fucine di sua proprietà poste in questo comune, ed al cui scopo lo stesso ha già dato mano a demolire due fucine poste nella contrada Soncico, onde trasportare nella nuova fabbrica gli oggetti occorribili e colà metterli in attività, e che lo stesso, con facilità in causa della buona strada sussistente nella valle, può anche far tradurre il combustibile, che si ritira ogni anno dal Tirolo pel passo del Tonale, e dai boschi del circondario con cui alimentava ed alimenta le suddette sue fucine. F.to i deputati Occhi e Gasparotti. Vezza, nel giorno ventiquattro aprile dell’anno milleottocentocinquantacinque ». L’accenno al combustibile da importare dal Tirolo, oltre a quello locale, dimostra che già i boschi, per il continuo, secolare sfruttamento dovuto appunto alle fucine, si erano fatti radi e insufficienti: oggi,