décidèrent rapidement à éléver leur salaires au niveau de ceux que la Fiat, l’itala, et les autres fabriques d’automobiles continuaient à offrir. « Cette lutte aurait pu amener la ruine des deux concurrents. L'industrie automobile se décida, sagement, à se créer un nouveau personnel. Ce fut une ruée formidable d’ouvriers de toute sorte, des métiers les plus divers. Menusiers, maçons, simples manoeuvres, se mirent à l’apprentissage, et en peu de mois se baptisèrent mécaniciens » (2). In tali condizioni di rapido sviluppo delle strutture produttive, e di conseguenti tensioni nel mercato del lavoro, « il 1906 diventa decisamente l'anno dell'Iniziativa operaia sul terreno dei rapporti di fabbrica: i salari, l’orario di lavoro, gli istituti rappresentativi... » (3). Gli industriali tentarono di resistere (e la costituzione della Lega costituisce appunto la forma organizzata di questa resistenza), ma nell’arco annuale dal marzo 1906 a quello del 1907 « gli avvenimenti parvero per un momento precipitare e dar luogo alle più gravi complicazioni » (4). In questo periodo, la Lega, che contava ormai 290 soci con più di 50.000 operai, si occupò di 56 conflitti economici in cui erano interessate 140 aziende con oltre 22.000 dipendenti. Le questioni più impegnative concernettero le maestranze delle fonderie e meccanico-automobilistiche (circa 7350 operai) e tessili (circa 3000 operai). Le convenzioni di chiusura delle vertenze riconobbero ai modellatori: orario normale di 10 ore (e un aumento del 25 % della paga giornaliera fino a due ore di lavoro oltre le 10); aumenti medi del 10% sulle retribuzioni, nonché altri miglioramenti (5); sostanzialmente simile, la convenzione dei fonditori conteneva anche l'impegno per la redazione comune di un regolamento unico per tutte le aziende, e modificazioni concordate sulla regolamentazione dei cottimo (6). Più ampi i vantaggi ottenuti dagli operai automobilistici: intanto, si sanciva il principio che « la condanna per reato politico non potrà essere di per sè causa di licenziamento immediato », e poi gli industriali accettarono di versare alla cassa di disoccupazione esistente presso la Fioro l'importo delle multe, tramite le commissioni interne, e s'impegnavano ad iscrivere tutti gli operai assunti stabilmente alla Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia; inoltre erano concessi aumenti di salario in misura del 7,75 % ai cottimisti e del 15 % ai non cottimisti. Per stabilire la misura del cottimo si accettava il metodo « dell’allenatore ». Non si fissava, però, in alcun modo un « minimo salariale ». La convenzione aveva durata di un anno, durante il quale la Fiom si impegnava da parte dei suoi iscritti a garantire la continuità del lavoro (7). Le vertenze nelle aziende tessili (Jona, Shilling, Bona) non condussero a modificazioni di istituti normativi, bensì ad aumenti salariali, contenuti mediamente nella misura del 10 % della retribuzione giornaliera (8). Il presidente della Lega, giustificando in certo modo l'opera dell'associazione e sua personale (Bonnefon Craponne presiedeva regolarmente la commissione industriale nelle vertenze), sostenne che essa «fece opera conciliatrice e mediatrice nelle questioni economiche », mentre 66