esportatrici. I dati ICE, cortesemente messi a disposizione dall’Istituto, hanno inoltre consentito una specifica analisi sull’attività di esportazione delle imprese meridionali. Le conclusioni cui giunge lo studio presentano notevole interesse. In primo luogo esso dimostra che il contributo delle imprese minori alle esportazioni italiane è stato finora sottovalutato: dai dati ISTAT risulta infatti che circa metà del valore delle esportazioni italiane proviene da imprese con meno di 500 addetti. Ciò significa che la indubbia concentrazione dell’export (sono circa 10.000 gli esportatori che contano, e 500 di essi assicurano il 54 % del valore totale secondo i dati ICE) non implica, come è stato affrettatamente concluso in passato, che ad esportare siano solo le grandi imprese. Solo le imprese grandissime, oltre i 20.000 dipendenti, hanno una incidenza media delle esportazioni sul fatturato veramente elevata, intorno al 36% . Al di sotto di questo limite dimensionale non vi è correlazione tra dimensione d’impresa e capacità esportativa. Al contrario, le imprese tra i 50 ed i 500 addetti esportano mediamente il 23 % del fatturato, contro il 20% scarso di quelle tra 500 e 5.000 (dati ISTAT). Per di più la quota di fatturato esportata tende a crescere nel tempo più rapidamente per le imprese minori che per quelle maggiori. Se si aggiunge che già nel 1975 l’87% delle imprese manifatturiere oltre i 20 addetti risultavano esportatrici, si perviene a mettere in dubbio il diffuso luogo comune in base al quale l’impresa minore svolgerebbe nel sistema industriale italiano essenzialmente un ruolo gregario, caratterizzato dalla dipendenza verso grandi imprese clienti e dall’incapacità di agire in proprio su di un orizzonte internazionale. Sebbene questi caratteri possano contraddistinguere una certa fascia delle imprese minori, essi non sono certamente adatti a rappresentarne l'intero sistema, che va invece evolvendosi verso strategie di presenza stabile sui mercati esteri. La conclusione che ne trae Marisa Gerbi Sethi è che l’intera struttura di sostegno all’esportazione dovrebbe essere rivista e resa più aderente ai bisogni delle imprese medie e piccole, finora trascurate in molti campi, dall’intervento creditizio e quello organizzativo, perché ingiustificatamente ritenute rappresentanti di una componente minore dell’export.